25042024Headline:

I pendolari? Così si attaccano al treno

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

Ventisei treni nuovi di zecca, ventimila posti a sedere in più, un convoglio ogni sette minuti e mezzo. Sembra il soggetto per un film (titolo: “Il paradiso del pendolare”) o magari una scena di vita quotidiana in Giappone. E invece è la parte più succosa del nuovo piano regionale della Mobilità, presentato giovedì scorso alla stazione Termini – e dove sennò – dal presidente Nicola Zingaretti e dall’assessore Michele Civita alla presenza dei vertici di Trenitalia e Ferrovie dello stato. Occasione anche per battezzare il sesto esemplare di Vivalto (un bestione da 1500 posti, 900 dei quali a sedere) consegnato.

Tutto molto bello, verrebbe da dire, se non si leggessero nel dettaglio – per esempio sulla cronaca romana del Corriere della Sera – i lati oscuri del nuovo piano. Che riguardano i collegamenti con Viterbo e provincia, praticamente ignorati dal progetto: già, perché il potenziamento di mezzi e corse fino quasi a ritmo di una comune metropoliatana riguarderà soltanto l’area all’interno del Grande raccordo anulare. In particolare per le linee più battute dai pendolari, la Fl3 (Roma – Viterbo), la Fl 1 (Orte – Fiumicino) e la Fl6 (Roma – Cassino). Oltre il limite del Gra tutto resterà come prima, se non peggio, come temono i viterbesi che si trovano costretti a frequentare quel collegamento tutti i giorni per motivi di lavoro e che già sono alle prese con disagi quotidiani. Sempre giovedì, per esempio, il treno di ritorno dalla capitale ha marcato due ore e mezza di ritardo: una coincidenza inquietante, nel giorno dell’annuncio della rivoluzione ai trasporti voluta dalla Regione.

“In realtà Zingaretti e Civita hanno decretato la morte trasporto veloce con Viterbo – scrive in una nota Luigi Tozzi, che si definisce pendolare di lungo corso – Perché il progetto, dell’amministrazione regionale e del Comune capitolino è quella di trasformare una linea ferroviaria regionale in metropolitana Roma. Treni che serviranno le venti stazioni dell’area romana con treni ogni sette minuti. E tutti i treni provenienti dalla Tuscia e da Viterbo accodati. Altro che due ore di percorrenza: ce ne impiegheremo due e mezzo. Con buona pace della provincia viterbese e del Comune di Viterbo”.

Certo, nel piano ci sono anche idee interessanti, come quella di fermare a Orte e Civitavecchia il traffico automobilistico e di lì puntare a raggiungere la Capitale su ferro. Ma insomma, la promessa di collegamenti rapidi e comodi, da sempre sbandierata, abbozzata qualche anno fa coi leggendari treni da un’ora di percorrenza, poi morti e sepolti, si allontana sempre di più. E i pendolari? S’attaccano. “Il sindaco di Viterbo che qualche mese fa annunciava di voler convincere le Ferrovie a garantire almeno tre corse veloci al giorno – si domanda Tozzi – è stato informato dai suoi colleghi regionali delle intenzioni di Zingaretti e Civita? Il consigliere regionale Panunzi che l’altro giorno imputava i tempi biblici di percorrenza al passaggio a livello di Porta Fiorentina, cosa ne pensa? Forse che nel cassetto hanno anche loro un nuovo treno, magari con le ali, che voli sopra i convogli della metropolitana romana evitando così di accodarsi?” Anche perché il numero di binari è sempre quello: aumenteranno solo i treni. Ma non quelli con destinazione Viterbo.

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