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Il ritorno del Cubo festival

Tre istallazioni nel centro storico

Tre istallazioni nel centro storico di Ronciglione

Riecco il Cubo di R. No, non l’architetto e professore ungherese Rubik. Bensì R come Ronciglione. Ridente cittadina assetata di cultura. A due passi da Roma. Ma grazie a dio ancora in provincia di Viterbo. E proprio a Ronciò torna il Cubo. Quel festival a tutto tondo (spigoli compresi) che aprirà le porte il prossimo 5 dicembre. Seconda edizione, dopo il battesimo felicissimo del 2013. Che ha portato in terra di Tuscia circa settemila spettatori. Quest’anno la faccenda si allarga. In tutti i sensi. A partire dalle giornate. Probabile una sorpresa per il giorno quattro. Ma comunque si tira dritti fino all’otto.

Quasi quindici le associazioni e le istituzioni che partecipano alla posa del cartellone. Nemmeno diecimila invece gli euro cacciati da amministrazione e sponsor. Uno a testa circa per ogni partecipante. Quando si dice investire sul territorio. E col cervello.

Programma. Data ormai per certa la presenza di Giobbe Covatta con lo show teatrale “Sei gradi”. Ecco che spunta anche Erri de Luca. Scrittore rabdomante napoletano. Che approda in cimina per presentare il libro (l’ultimo di una lunga, infinita, serie) “Musica provata”. Un viaggio che comincia sui banchi del liceo con il celebre invito omerico alla musa “cantami o diva del pelide Achille”. Con la Napoli delle canzoni ottocentesche, con Ciccio Formaggio, con le incisioni beethoveniane di Arturo Toscanini. E prosegue dentro i canti di Pete Seeger, Il disertore di Boris Vian, vari ed eventuali. Ci sono poi le bombe di Sarajevo e la memoria dei canti della fatica. Quelli legati alla terra, al lavoro operaio. Ci sono Stefano Di Battista e Nicky Nicolai. C’è il Mediterraneo. E tutta una vita che prova a intonare la voce.

E queste le due gemme svelate finora. Alle quali però si accompagna un percorso didattico (leggero, pesante, divertente e riflessivo) fondato sulla fusione tra prodotti locali e chicche mirate. Qualche nome? Il direttore dell’orchestra sinfonica di Roma Gianmarco Casani. Il regista de “Il sole dentro” Paolo Bianchini (non il politico). Cristian Iezzi, quello del cortometraggio “Last far west” finito a Cannes. Giulia Selvaggini, la tipa finita dentro l’opera inedita di Salvadores. Gero Grasso del Pd, a parlare dell’inchiesta su Aldo Moro. Luciano Mariti, docente di storia teatrale alla Sapienza. Più un’altra carrettata di ospiti che via via si stanno accodando. Si vociferò anche di Zoro, ma non è confermato. E ancora, un omaggio a Fellini e tanta (tanta) buona musica.

Se qualcuno se lo fosse perso il contenitore nasce dalle teste bacate di Italo Leali e Alessandro Vettori. Due che ci credono. E che fanno funzionare le cose. Anche con quattro spicci.

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