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Zingaretti: “Basta coi buchi dell’acqua”

L'incontro di ieri in Sala regia

L’incontro di ieri in Sala regia

“Accenderemo tutti i dearsenificatori nel rispetto dei tempi, ma poi dovremo metterci a tavolino con tutti i sindaci della Tuscia e risolvere una volta per tutte il problema”. Che il sistema idrico della provincia di Viterbo facesse acqua da tutte le parti si sapeva, ma adesso se n’è accorto anche il presidente della Regione Nicola Zingaretti. Che ieri mattina, in occasione dell’incontro coi cittadini organizzato da Panorama d’Italia, non ha esitato ad ammetterlo pubblicamente. Prendendo di petto la questione con un piglio che – se non si trattasse proprio di Zingaretti, ex diessino e ipotetico futuro leader della corrente di sinistra del Partito democratico – a molti è parso “renziano”. E non solo perché il governatore era arrivato in Sala regia senza cravatta.

Interrogato sulla faccenda dal capo della redazione viterbese de Il Messaggero Giorgio Renzetti, il presidente è stato chiaro: “I cantieri per i potabilizzatori stanno andando avanti, li monitoriamo ogni dieci giorni è la situazione non è negativa. Io stesso nei prossimi giorni visiterò alcuni siti – ha spiegato Zingaretti – In cinque o sei impianti abbiamo qualche intoppo con le sovrintendenze, ma contiamo di arrivare alla data prevista (il 1 gennaio 2015, con la scadenza dell’ultima deroga concessa dall’Europa, ndr) con tutti i dearsenificatori in funzione.  Ma dobbiamo andare oltre, ed ammettere che qui l’intero sistema idrico è ridicolo, a partire dalle difficoltà della gestione”. Il riferimento è a Talete, la società pubblica oberata dai debiti alla quale non tutti i Comuni hanno aderito, complicando ulteriormente le cose. E qui Zingaretti è tranciante: “Accendiamo gli impianti e mettiamoci intorno al tavolo coi sindaci. Da gennaio cambia tutto, e devono cambiare anche certi atteggiamenti, bisogna superare le pigrizie e i conservatorismi di certi amministratori. Sennò prendo e decido io. Rifare il sistema cosa oltre 700 milioni in termini di investimenti, è una cosa seria, prima la Regione non era in grado di rispondere ad esigenze del genere, neanche a garantire la qualità dell’acqua che esce dai rubinetti: colpa di una certa sciatteria dei dirigenti, gli stessi dirigenti che pagavano i fornitori a mille giorno”. Certo, per l’acqua ci si potrebbe affidare ai privati, cioè ad Acea: “Che, tra l’altro, sta rifacendo l’intero sistema idrico in Toscana: lì si mettono insieme i privati e il pubblico, noi cosa facciamo?”, si chiede Zingaretti.

Ai tanti sindaci (e vice) presenti in sala saranno fischiate le orecchie. Il governatore li ha chiamati direttamente in causa e chissà se riuscirà ad ammorbidire le posizioni più oltranziste sul tema. Questo è stato il passaggio più forte della mattinata viterbese di Zingaretti. Che per il resto ha cavalcato l’onda delle domande morbide dei moderatori (oltre a Renzetti c’erano i direttori di Panorama Mulé e de Il Tempo Chiocci) e di quelle un po’ più ruvide del pubblico. C’è la promessa sull’ospedale vecchio, che costa alla Ausl 800mila euro l’anno d’affitto e che Comune e Regione vorrebbero riqualificare (“Almeno una parte”, sottolinea il presidente). C’è il nodo dei trasporti, con i nuovi treni in arrivo (“Abbiamo pagato quei debiti che avevano bloccato la consegna”), ma niente raddoppio di binari fino a Viterbo né tantomeno raddoppio della Cassia (“Sono sincero: i soldi non ci sono”). Ci sono le coccole per gli esempi virtuosi, in chiave Expo, dei successi turistici e culturali di Civita di Bagnoregio e Castiglione in Teverina. E la Macchina di Santa Rosa? “Portarla a Milano? Idea nuova, vedremo se attuabile. Di certo la vostra Macchina sarà uno dei cinque o sei eventi che promuoveremo ad Expo, una strada già iniziata quest’anno con la presentazione a Roma”.

E finisce così: nel sabato della Leopolda e della manifestazione della Cgil, Zingaretti ha preferito una tranquilla gita in provincia. Aria buona, strette di mano e nessun imbarazzo in un Partito democratico che, a livello nazionale, ieri si è diviso tra Firenze e piazza San Giovanni in Laterano. Più che renziano, questo è un presidente democristiano.

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