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Comune, Saraconi sulla graticola

L'assessora Saraconi e il sindaco Michelini

L’assessora Saraconi e il sindaco Michelini

Balla, l’amministrazione Michelini. Balla come non ha mai ballato prima, e dire che gli scossoni in un anno e mezzo non sono mica mancati. Balla almeno su due fronti, entrambi non certo inediti eppure arrivati al punto critico. Perciò qualcosa si muove – per la prima volta – per tentare una soluzione. Prima che sia troppo tardi, prima che Michelini stabilisca un primato poco felice: cadere prima del suo illustre collega romano Ignazio Marino, un altro che, in quel di Roma, non se la passa mica bene.

Primo fronte, quello più urgente e potenzialmente pericoloso: la questione Saraconi. L’assessora ai Rifiuti è sotto i riflettori per gli infiniti problemi della raccolta differenziata. Per quanto lei stessa abbia provato a smarcarsi in consiglio comunale, scaricando le colpe sulla ditta che gestisce il servizio (“O Viterbo Ambiente fa le cose per bene o rescindiamo il contratto”), è inevitabile che i viterbesi riconoscano nella Sora Lella la responsabile del gran casino attuale. Alla stessa conclusione sono arrivati ampi pezzi della maggioranza, che oggi chiedono la testa dell’assessora. C’è buona parte del Pd (renziani in testa) e adesso anche la stessa lista della Saraconi (e del sindaco): “La faccenda dei rifiuti va risolta immediatamente, perché la gente ormai vede in noi consiglieri dei complici del disastro”, ha detto emblematicamente il capogruppo di Oltre le mura, Maurizio Tofani.

Per questo, a quanto risulta a Viterbopost, nelle ultime ore è in atto un forte pressing nei confronti di Michelini affinché azzeri le deleghe e tolga dall’imbarazzo (e dalle responsabilità) la stessa Saraconi. La domanda è: il sindaco accetterà un tale passo, al quale si è sempre opposto fino ad oggi? Forse sì, se le pressioni dovessero raggiungere livelli insopportabili, tali da mettere a rischio la sopravvivenza stessa della sua amministrazione. Seconda domanda: chi piazzare sulla poltrona infuocata della Saraconi? Di certo ci vuole una figura autorevole, decisionista, che riesca a imporre la forza del Comune nei confronti di Viterbo Ambiente e che allo stesso tempo affronti le critiche e il confronto coi cittadini nel modo migliore possibile. Insomma, una personalità di carattere ma anche d’immagine, il contrario di quello che è stato finora la Sora Lella. Nomi? Basta dare una scorsa alla Giunta per rendersi conto che c’è poco da scegliere: gli unici due top player sono Alvaro Ricci (che però vuole portare avanti la sua rivoluzione per il centro storico e l’urbanistica) e Luisa Ciambella (vicesindaco, delega pesantissima al Bilancio). A questo punto potrebbe anche arrivare una scelta esterna, su una terza persona di alto profilo chiamata a togliere le castagne dal fuoco e a metterle nel mastello giusto (quello dell’umido). Ma per trovare posto ad un altro assessore bisogna comunque che qualcuno di quelli in carica esca. Magari la desaparecida Alessandra Zucchi (sempre in quota Oltre le mura), o magari Giacomo Barelli.

E qui veniamo al secondo fronte caldo sul quale deve destreggiarsi Michelini: i rapporti di maggioranza. In particolare, quelli tra il Pd e Viva Viterbo, già movimentati da un pezzo (eufemismo: mesi fa si sfiorò anche la rissa tra il presidente del consiglio Filippo Rossi e il capogruppo dem Francesco Serra) e ora arrivati ad un punto critico.Un’insofferenza sfociata negli attacchi dei civici all’assessore Ricci da parte di Barelli in consiglio comunale, e, su twitter, del vicepresidente del movimento Alessandro Pepponi (che si è dimesso ma che ha

Alessandro Pepponi, vicepresidente dimissionario di Viva Viterbo

Alessandro Pepponi, vicepresidente dimissionario di Viva Viterbo

rivendicato il suo pensiero come “personale”). La doppia, piccata replica del Pd, con Calcagnini e con lo stesso Serra, ha certificato che tra i due gruppi sono ai materassi. Ma l’impressione è che questa frattura sia destinata a ricomporsi, e già alcuni illustri pontieri sono all’opera in questo senso. Viva Viterbo continuerà a svolgere il ruolo di piccola peste in maggioranza, il Pd si preoccuperà piuttosto di assicurare a Michelini la permanenza a Palazzo dei priori. Perché per il centrosinistra non sarebbe affatto bello lasciare a metà il suo primo,storico, governo della città.

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