19042024Headline:

Assolti: meglio tardi che mai

Il banco degli imputati

Il banco degli imputati

Assolti per non aver commesso il fatto. Ci sono voluti un sacco di anni (anzi, secoli) per sancire l’innocenza e l’onorabilità a don Abbondio e all’Azzeccagarbugli, anche se gli studenti italiani continueranno magari a maledirli in cuor loro. Ma per ragioni tutt’altro che giuridiche.

La sala Benedetti dell’amministrazione provinciale è strapiena. Altro che eventi del Pd, o simile melmaccia politica. Posti in piedi in paradiso, benché sia venerdì sera, per il processo a don Abbondio e al dottor Azzeccagarbugli, inscenato dalla sezione locale del Lapec e Giusto processo (referente locale e impeccabile, l’avvocato Giovanni Bartoletti), un gustoso antipasto al convegno nazionale della stessa associazione che si tiene stamani in Sala regia di Palazzo dei priori.

Prima del dibattimento, c’è il buffet, ottimo e abbondante e firmato dallo staff del Parco dei cimini. In giro si sentono accenti strani: i migliori avvocati d’Italia sono qui, e sono i migliori non solo per le sentenze che ottengono, ma soprattutto perché si tengono rigorosamente alla larga da certi salotti televisivi. La corte è presieduta da una algida novarese, Viviana Torregiani, e la giuria è composta da studenti di giurispridenza. C’è l’accusa e la difesa. Il processo viene definito “il più importante del secolo”, ma l’etichetta è ingannevole, perché a secondo degli storici questa controversia va avanti o dal Seicento (secolo in cui i Promessi Sposi sono ambientati) o dall’Ottocento (quando Alessandro Manzoni scrisse ‘sto romanzo).

Il cardinale Borromeo testimonia

Il cardinale Borromeo testimonia

In ogni caso, si comincia, previo breve rassunto del quadro generale, uno spassoso filmato parodia dell’intero tomo manzoniano parafrasato attraverso vecchie cazoni, da Vasco a Baglioni, da Modugno a Vecchioni (“Lucia a San Siro…”). Gli applausi si sprecano, e poi si passa alle cose serie, coi due imputati alla sbarra: don Abbondio è bolso, in tonaca, molto remissivo, l’Azzeccarbagli è più vispo, e battaglia subito con la corte: “Non chiamatemi dottore, ma avvocato”, e quasi calca l’ultimo termine, magari per una captatio benevolentiae fuori tempo massimo. I moderni, collegi, in platea, se la ridono.

Primo testimone: il cardinale Federico Borromeo, “classe 1567”, come precisa quando il giudice gli chiede le generalità. E’ mezzo sordo, buffissimo (sotto la porpora c’è l’avvocato viterbese Michele Mancini) e ad un certo punto sbrocca pure: “Parlate pure, alla fine a me m’hanno fatto santo”. Un’uscita alla Andreotti. Poi tocca a Perpetua, l’assistente (e forse anche qualcosa di più) di don Abbondio. Parla mezzo ciociaro, ma va bene uguale perché è una pettegola travolgente che piacerebbe a Maria De Filippi. Infine tocca a lui, Renzo (non Renzi) Tramaglino, con tanto di pashima al collo, che violerà sì la continuità storica ma arricchisce un personaggio che alla fine si permette di dire pure qualche parola in inglese (“Ma se lei non capiva neanche il latinorum”, gli fa notare l’accusa) e che alla fine deve persino rispondere alla domanda delle cento pistole. Questa: “Scusi, ma lei all’epoca votava Democrazia cristiana?”. Imbarazzo in aula, tanto da chiedere: c’è un giudice a Berlino, o al massimo su quel ramo del lago di Como? Ai posteri l’ardua sentenza. E ci vediamo in Appello, al limite anche in Cassazione. Tra trecento anni o giù di lì.

La sala della Provincia gremita

La sala della Provincia gremita

Per la cronaca, anzi per la storia, questa è la sentenza:

In nome del popolo di Milano e Viterbo,

nel procedimento penale a carico di Don Abbondio e Dott.  Azzeccagarbugli, il

TRIBUNALE del  LA.P.E.C.

tenuto conto  che la ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto,

che a un galantuomo  il qual badi a sé, e stia nei suoi panni, non accadon mai brutti incontri,

e che dovete portare pazienza…

Visto l’art. 530/2° comma C.p.p.

Assolve gli imputati dal reato loro ascritto perché il fatto non costituisce reato;

vista la grida  del Governo  di Gonzalo Fernandez di Cordova del 1620  dispone che:

– il Dott. Azzeccagarbugli svolga un periodo di pratica supplementare della durata di mesi 6 presso lo Studio Legale dell’Avv. Andrea Mascherin, e svolga, altresì, servizio volontario presso lo sportello del cittadino del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lecco per la durata di mesi 3;
– dispone, altresì, che il Curato Don Abbondio impari a memoria il pensiero filosofico di Carneade declamandolo in pubblico al prossimo Convegno Nazionale Lapec, oltre a 3  Ave Pater Gloria.
Così è deciso, l’udienza è tolta

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