20042024Headline:

Erinna, dimenticata dalle istituzioni

Anna Maghi, presidente di Erinna

Anna Maghi, presidente di Erinna

L’associazione Erinna ha presentato, presso la Sala Regia, la cosìddetta “Convenzione di Istanbul”, o meglio la Convenzione del consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Il trattato è stato firmato da ben 32 paesi e la Turchia è stato il primo Stato a ratificare la Convenzione, seguito poi da Albania, Portogallo, Montenegro, Italia, Bosnia-Erzegovina, Austria, Serbia, Andorra, Danimarca, Francia, Spagna e Svezia. Entrerà in vigore dopo 10 ratifiche, 8 delle quali devono essere di Stati membri del Consiglio d’Europa.

La convenzione, che si avvale di 81 articoli, è basata sulle “quattro P”: prevenzione, protezione e sostegno delle vittime, perseguimento dei colpevoli e politiche integrate. L’Italia è stato il quinto Paese a ratificare la Convenzione il 19 maggio 2013. Questo è uno strumento importantissimo per contrastare ogni forma di violenza fisica, psicologica ed economica sulle donne: dallo stalking allo stupro, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali.

Nel 2013, in Italia, sono state uccise più di 140 donne. Lazio e Campania risultano essere le regioni con il più alto tasso di morti. Nella provincia di Viterbo le cronache rincorrono notizie di morti violente il più delle volta ad opera di uomini all’interno del nucleo familiare. Sembra che la nostra sia una provincia florida e tranquilla, ma non è così. Troppo spesso negli ospedali si vedono giovani donne con il naso frantumato e sono le stesse donne, o le madri di queste, a dichiarare che la colpa è stata di uno scalino bagnato.

La violenza fisica e mentale, ancora oggi, sembra essere la miglior arma per far cambiare idea. Per quanto riguarda la mia attività con Arci Cultura Lesbica, spesso il miglior modo per far diventare una ragazza eterosessuale è proprio quello di riempirla di botte. Molte volte mi sono ritrovata in situazioni limite dove la segregazione e l’umiliazione venivano usate come “cura” per un diverso orientamento sessuale e molte volte sono dovuta ricorrere all’aiuto dell’associazione Erinna che opera sul territorio da più di venti anni.

Questo pugno di donne hanno l’unico neo di non essersi mai schierate politicamente e di non aver mai chiesto favori. Ma come si fa a schierarsi? Come se la violenza sulle donne avesse una connotazione politica. Come se un centro potesse accogliere donne solo di destra o di sinistra, borghesi o operaie, bionde o brune La violenza colpisce tutte trasversalmente. In più, il fatto di non aver mai avuto “un protettore” politico le ha sempre portate a scontrarsi con chiunque abbia voluto mettere le mani su questa nuova fonte finanziamenti.

Già nel 2012 Erinna veniva messa da parte poiché nuove forme associative si proclamavano paladine contro la violenza di genere. Ma già nel 2012 Erinna, l’unica ad avere le carte in regola, continuava il suo lavoro su Viterbo e provincia aprendo poi una casa rifugio. La Regione Lazio ha dichiarato qualche giorno fa che nella nostra città non esiste alcun centro antiviolenza. Erinna risponde però al numero ministeriale antiviolenza 1522 salvando, aiutando e tutelando chiunque le contatti. Sembra quasi che politicamente non si voglia riconoscere l’impegno di chi cammina sulle proprie gambe. Sembra quasi che non si voglia ammettere che la violenza sulle donne c’è anche a Viterbo e provincia. Sembra quasi che il lavoro svolto da anni debba essere minimizzato.

Il presidente della Regione Lazio dichiara che verranno creati nel comune di Viterbo due centri antiviolenza. Perché creare qualcosa di nuovo quando si dovrebbe impiegare e potenziare la struttura già esistente? A chi giova la creazione di una struttura ex-novo? Queste sono domande lecite per chi conosce e ammira l’operato di Erinna.

Ricordiamo che l’associazione ancora aspetta il finanziamento del 2012, anche se i soldi sono arrivati nelle casse del capoluogo nel novembre 2013. L’associazione continua a mantenere la struttura e la casa rifugio a proprie spese. La consigliera Daniela Bizzarri, con delega alle Pari opportunità, esprime il suo dolore e si ritiene “mortificata” per la situazione. Anna Maghi, fondatrice di Erinna, si dichiara invece “insultata” dal comportamento irrispettoso e dalla violenza silenziosa che si chiama indifferenza.

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