23042024Headline:

“Il nostro olio? Poco, ma di qualità”

Stefania Mezzabarba (Fotoservizio di Gianni Mercuri)

Stefania Mezzabarba (Fotoservizio di Gianni Mercuri)

Un pallone da calciare e una bottiglia di olio per condire. Due cose che non mancano mai, nelle case degli italiani. Figuriamoci in quelle dei viterbesi, poi. Giacché la Tuscia è verde tanto sui campi da football quanto sulle arterie che collegano i vari paesetti che la compongono. E si è tutti allenatori. Soprattutto il lunedì al bar. Almeno quanto si è olivicoltori. Sempre pronti a parlare di due argomenti dei quali si è autentici professionisti, pur sapendone poco.

L’annata olearia è appena cominciata. E non pare delle migliori. Prima di dirottare sulla salsa di soia o macinare timballi a secco però, forse è meglio ascoltare il parere di chi ha veramente le mani in pasta. E nel vero senso della parola. Stefania Mezzabarba gestisce l’omonimo frantoio, a Farnese.

Da quanti anni pigia e miscela?

“Terza generazione. Sessantotto, per la precisione”.

Che stagione sta affrontando?

“Stiamo… Medio-scarsa sul fronte olive. Scarsa sulla resa”.

Un dramma?

“Veniamo da un 2012 di siccità eccessiva. Poi tanti acquazzoni e negli ultimi 24 mesi poco inverno e poca estate. Condizione estreme”.

Ciò cosa comporta?

“Mercato impazzito. E se ne risente. Qui l’agricoltura è anziana e frazionata”.

frantoio mezzabarba farnese (2)Un male?

“In diversi rinunciano o ci stanno pensando. Troppe spese. Il collasso comunque non è dietro l’angolo. Ma nemmeno lontanissimo. Si naviga a vista, insomma”.

E un po’ di ricambio generazionale si nota?

“Poco. Suddiviso tra sogni di ecologismo e sprazzi di eccellenza, non alla portata di tutte le tasche”.

Quando invece si dovrebbe parlare di un prodotto popolare ai massimi livelli.

“Esatto”.

Quanto si produce in Italia?

“Meno di quanto si consuma”.

E quindi?

“Si compra dall’estero. Le grandi realtà sono ormai targate Spagna da un pezzo”.

Il che non fa poi così sorridere.

“Diciamo che la differenza con noi piccoli è la stessa che ci sta tra industria e artigianato”.

Se le cose però non vanno, e da fuori spingono, prima o poi toccherà di aprirsi ai mercati globali.

“No. Perché? Si parla tanto di Made in Italy…”.

frantoio mezzabarba farnese (3)E allora?

“Fondamentale è la filiera corta. Ci sta un frantoio ogni cento metri”.

Ma non basta.

“Consapevolezza. Nicchia. È la geografia che ce lo impone. Occupiamo uno spazio piccolissimo, ma buono”.

Che poi l’olio italiano è il migliore.

“Non esiste né un migliore né un peggiore. Il nostro è comunque ottimo, per questioni però di prossimità e tradizione”.

Sfatato il mito, perciò, uno vale l’altro.

“Per quale motivo dovremmo comprare un cileno piuttosto che un algerino? È bene acquistare sotto casa”.

Sembra una campagna pubblicitaria Coldiretti.

“Non faccio parte del circuito Campagna amica. Ma riconosco che portare nelle piazze prodotti a chilometro zero è stato utile e intelligente”.

Piuttosto. Il “bio” come marcia?

“Alla grande”.

Si sono convertiti parecchi?

“Pochissimi. Si tratta molto ancora. E con criteri obsoleti. Ma è il primo a partire, va a ruba”.

frantoio mezzabarba farnese (4)Un consiglio a riguardo per chi ancora sta sul campo?

“Lotta guidata. Porta a buoni frutti. Oltre che a un olio migliore in resa e qualità”.

E uno per gli acquisti? Come diceva Maurizio Costanzo.

“Si usa tanto olio e se ne sa poco. È bene studiare un pochino. E poi fidarsi di un frantoiano capace”.

Ce ne stanno in zona?

“Certo che si. Come in ogni settore, del resto, basta saper scegliere nella mischia”.

Policy per la pubblicazione dei commenti

Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.
Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it

Pubblica un commento

Per commentare gli articoli, effettua il login attraverso uno dei tuoi profili social
Portale realizzato da