25042024Headline:

Tutti vogliono La Pietà

Leonardo Michelini e Vittorio Sgarbi

Leonardo Michelini e Vittorio Sgarbi

L’usura di cinquecento anni. I terremoti. Le razzie napoleoniche e quelle naziste. I ladri di opere d’arte. In cinquecento anni La Pietà di Sebastiano Del Piombo ha superato ogni ostacolo, ed è giunta a noi ancora intonsa. Ma attenzione, perché oggi questo sublime dipinto su tavola rischia grosso, rischia di non sopravvivere alla guerra degli assessori. Che se la contendono senza esclusione di colpi. Sic transit gloria mundi.

Esagerazioni a parte, la faccenda resta comunque buffa. E ad oggi non si sa quale strada debba prendere l’opera. Inizialmente si pensava a Vicenza, dove La Pietà sembrava destinata ad andare ad ingrossare la sfilza di capolavori (115, tra cui Caravaggio, Van Gogh e altri) della mostra “La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento”, spettacolosa esposizione che occuperà la basilica palladiana dal 24 dicembre al 2 giugno 2015. In cambio, i veneti avrebbero mandato a Viterbo un paio di quadri utili – se non fondamentali – all’organizzazione di una mostra molto più piccola e discreta a Palazzo dei priori, per il periodo natalizio. Alla cosa stava lavorando di buona lena l’assessore Delli Iaconi, circondato da un trust di cervelli che farebbe impallidire il Metropolitan (il museo newyorkese, mica il cinema).

Ma i piani dell’assessore in quota renziana ora sono messi seriamente a rischio da due fattori. Intanto, il parere preliminare della Soprintendenza, che avrebbe già espresso la sua contrarietà al trasporto della Pietà fin sotto le falde dei monti Berici. Troppo lungo il viaggio, e troppo delicata l’opera. Un giudizio legittimo, che però potrebbe anche essere limato nei prossimi giorni dopo la verifica in loco (cioè al museo civico, dove si trova la tavola) degli stessi dirigenti della Sovrintendenza.

Poi è arrivato il secondo imprevisto, delicato come uno tsunami nell’Oceano indiano. E’ stato Vittorio Sgarbi, in visita al museo e in adorazione ai piedi del capolavoro di Del Piombo, a bollare come “errore” il prestito a Vicenza, anche perché quella mostra “non ha senso”. Avrebbe molto più senso, secondo il critico d’arte, portare La Pietà ad Expo2015, l’evento di cui guarda caso lui è il consulente artistico. Inutile dire che questa prospettiva ha fatto brillare gli occhi all’assessore Giacomo Barelli, grande amico di Sgarbi ma soprattutto delegato del Comune alle faccende di Expo.

E se da parte di Delli Iaconi c’è la delibera di giunta che autorizza la soluzione vicentina (Sovrintendenza permettendo), a sostegno di Barelli è arrivata l’altro giorno la lettera ufficiale di Sgarbi. Che promette per La Pietà una collocazione appetitosa, in tutti i sensi: nel padiglione di Eataly, tra sessanta capolavori italiani e come rappresentante della cultura del Lazio, con incontri a tema dedicati a Viterbo e alle sue ricchezze. Per la cronaca, aggiunge Sgarbi, ad Eataly di Expo sono attesi una media di diecimila visitatori al giorno. Numeri – e un ritorno d’immagine globale – che Vicenza non potrà neanche lontanamente avvicinare. Anche in questo caso, però, bisognerà fare i conti con la Sovrintendenza, che se ha bocciato il viaggio in Veneto difficilmente potrà approvare quello – tutto sommato equivalente per chilometraggio – in Lombardia.

Tutto qui? No, la chiosa è opportuna. E’ ovvio che se dovesse prevalere la soluzione Expo, da Vicenza non arriverebbero neanche i due quadri “di compensazione” e che quindi la mostra natalizia di Delli Iaconi salterebbe, o comunque sarebbe fortemente ridimensionata. Mentre per La Pietà – e per Viterbo – si aprirebbe un’opportunità clamorosa sulla platea dell’esposizione universale. Un’altra, dopo quella promessa dalla Regione attraverso la Macchina di Santa Rosa. Sì, sarebbe una doppietta strepitosa, e anche Del Piombo ne andrebbe fiero: cinquecento anni dopo si troverebbe sul tetto del mondo.

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