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Ciao Provincia: senza soldi fallimento sicuro

meroiCiao provincia. Ma l’addio a Palazzo Gentili (almeno nella forma in cui lo abbiamo conosciuto finora) sarà tutt’altro che indolore. I numeri snocciolati dall’attuale presidente dell’ente Marcello Meroi (in carica ufficialmente fino al 3 aprile 2015) sono impietosi e dolorosi. “La legge 56 – spiega – impone che a partire dall’1 gennaio, le Province dovranno occuparsi di 4 settori: ambiente, edilizia scolastica, mobilità e viabilità, più qualche struttura di staff come segreteria e ragioneria. Tutte le altre competenze saranno prese in carico da Regioni e Comuni. A fronte di questo, per Viterbo è previsto un taglio del 50% del personale (199 dipendenti) e un drastico calo del trasferimenti del 70,54%. Questo significa che se nel 2013 abbiamo incassato quasi 37,6 milioni di euro, l’anno prossimo le entrate saranno di poco superiori a 8,2 milioni”. Con una nota a margine non da poco: le Province italiane assorbono il 3,4% del bilancio pubblico, le Regioni il 24, i Comuni il 18, il resto lo Stato. “Sono davvero le Province il male assoluto?” si chiede polemicamente Meroi.

Ma le aberrazioni e le storture dell’attuale situazione non sono ancora finite. “La legge – aggiunge il presidente – prevede che entro il 31 dicembre le Regioni emanino i vari regolamenti attuativi in modo da consentire il trasferimento di personale e la presa in carica delle nuove competenze. Sapete chi lo ha fatto finora? Nessuno”. Con una conseguenza molto semplice e grave nello stesso tempo: “Da gennaio noi continueremo ad avere gli stessi servizi da erogare ai cittadini e lo stesso personale, ma molti meno soldi. E quindi a marzo, se le cose non cambiano, saremo costretti a dichiarare il default”. Ma l’italico genio ha pensato anche a questo con un emendamento che sposta al 31 dicembre 2016 la data di effettiva cessazione delle attuali province. Con un piccolo problema: non si dice da dove questi enti dovranno prendere le risorse per garantire i servizi e pagare il personale. Intanto, ciò che è sicuro è che i tagli saranno operativi da subito.

“Questa non è una riforma seria (peraltro voluta da tutti salvo qualche rarissima eccezione) e non è applicabile – scandisce Meroi -. Senza dire che entro luglio ci aspettiamo il pronunciamento della Suprema Corte sui profili di incostituzionalità da noi sollevati. Così si sta smantellando il territorio. Con un Parlamento delegittimato dai continui voti di fiducia, si sta portando avanti un piano assai poco democratico di accentramento di funzioni e competenze: taglio delle prefetture e delle Camere di commercio, dei presidi delle forze dell’ordine e dei tribunali. Così non si va avanti”. E il sindaco di Vasanello, Antonio Porri, è ancora più drastico: “Anche i Comuni andranno presto in dissesto”.

Ma il quaderno delle doglianze è tutt’altro che finito. “Gli investimenti dei Comuni sull’edilizia scolastica sono in deroga al patto di stabilità. Nonostante tutti i nostri tentativi, questo non vale per le Province. Perché? Non lo so. Il nostro ente vanta crediti pari 13 milioni di euro con il ministero dell’Interno (che intanto, nonostante sia debitore, se ne è ripresi già 2,5), circa 24 con la Regione e quasi 5 con i Comuni. Se tutto questo denaro entrasse davvero nelle nostre casse, quanti servizi in più e migliori potremmo garantire ai cittadini? E devo dire con sincerità che la nostra è una delle poche Province in Italia (in tutto sono una decina) che ha sempre operato nel pieno rispetto del patto di stabilità”.

A fronte di tutto questo, i sindacati e i lavoratori sono sul piede di guerra. Ieri mattina, è stata occupata simbolicamente la sala del consiglio di Palazzo Gentili, ma altre iniziative sono previste sia a Viterbo che nel resto d’Italia nelle prossime settimane quando la mannaia dei tagli sarà reale. Intanto 40-50 dipendenti della Provincia che hanno i requisiti richiesti potrebbero usufruire del pre-pensionamento. “Ma così facendo – sintetizza amaramente Meroi – si trasferiscono i debiti degli enti all’Inps…”. Infine una rassicurazione diretta ad uno studente dell’Itis, Simone Gledi, che sale sul palco (non senza un pizzico di comprensibile emozione) per esprimere la sua preoccupazione e quella dei suoi colleghi, espressa anche attraverso le recentissime forme di autogestione. “I ragazzi, gli insegnanti, le famiglie devono stare tranquilli: continueremo a fornire tutti i servizi necessari nei 45 istituti superiori di nostra competenza”. Chiusura con una nota polemica: “Dispiace davvero che il fautore di questo scempio sia una persona che in passato ha guidato direttamente una provincia…”. Ogni riferimento al premier Renzi è puramente casuale.

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