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Finanziaria 2015, ma quanto mi costi…

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

Ci sono, nei meandri della finanziaria 2015 approvata dal governo prima di Natale, alcune cosucce che è bene tenere a mente, perché potrebbero riservare pessime sorprese per noi cittadini. Si tratta della cosiddette “clausole di salvaguardia”, cioè le garanzie che si raggiungano certi obiettivi, altrimenti… Altrimenti, e qui sta l’inghippo, a pagare saranno gli italiani. In sintesi, se il famoso rapporto tra Pil e debito pubblico, dovesse superare il tetto del 3% imposto dall’Unione europea, scatteranno una serie di aumenti generalizzati che andranno a coprire il disavanzo.

Vale la pena partire dal costo dei carburanti. Il recentissimo calo del costo del greggio (in questi giorni si è ben al di sotto dei 50 dollari a barile quando solo qualche mese fa si arrivava ai 100) ha certamente reso meno costoso il pieno (ma non nella misura sperata), ma dal 30 giugno prossimo la finanziaria prevede che si possano aumentare le accise, cioè le tasse su benzina, gasolio, gpl, metano ecc. E siccome il prezzo dei carburanti è quello che maggiormente su tutti prodotti (che, infatti, prima di essere venduti devono essere trasportati), ecco che i benefici delle prime settimane dell’anno potrebbero presto sparire. Ma per cercare di evitare questa tegola, il governo ha deciso di aumentare le entrate dell’Iva attraverso un meccanismo denominato split payment. In pratica quando un’azienda fornisce un servizio o un bene alla pubblica amministrazione, riceve (quando lo riceve…) un pagamento che comprende anche l’Iva. Quest’ultima sarà poi versata a cura dell’azienda ogni tre mesi nelle casse dello Stato. Le cose non funzionano più così, in quanto sarà lo stesso ente pubblico acquirente a versare l’Iva all’erario. L’obiettivo è semplice e condivisibile: combattere l’evasione fiscale, impedendo che qualcuno (o tanti) si dimentichi di pagare l’imposta. Ma questo sottrae liquidità alle imprese, già nei guai con una stretta creditizia che non accenna ad allentarsi. La norma, poiché incide direttamente sul’Iva, necessita di approvazione da parte della Ue. E se non dovesse arrivare? Nessun problema: aumenteranno le accise sui carburanti.

Tra gli aumenti possibili anche quello del carburante

Tra gli aumenti possibili anche quello del carburante

Tra le clausole di salvaguardia, è previsto anche un progressivo aumento dell’Iva che passerebbe dal 22% al 25,5 entro il 2018, mentre quella agevolata dal 10% salirebbe al 13%. Si tratta di un aumento progressivo a partire dall’anno prossimo. E quando eventualmente scatterebbe quest’altra tegola? Come al solito, bisogna sperare che gli obiettivi di risparmio e di taglio alle spese (la famigerata spending review) siano centrati, altrimenti non ci sarà nemmeno bisogno di una legge o di un decreto: è tutto già scritto e approvato.

Un’ultima mazzata riguarda i lavoratori che saranno colpiti dall’aumento del prelievo fiscale sul Trattamento di fine rapporto. E questo scatto all’insù riguarderà proprio tutti: sia coloro che opteranno per il nuovo regime dell’anticipo in busta paga (in tal caso, il Tfr sarà trattato alla stregua del normale reddito e, quindi, con tassazione ordinaria ai fini Irpef); sia per quanti preferiranno l’accantonamento in azienda (in tal caso, l’aliquota sulla rivalutazione passa dall’11,5% al 17%), sia nel caso in cui sarà destinato ai fondi pensione (anche questi toccati dall’aumento dell’imposizione fiscale dall’11 al 20%).

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1 Commento

  1. pascal91 ha detto:

    ah vi siete dimenticati l’aumento della tassazione delle “rendite pure”, ovvero i frutti del risparmio: interessi tassati dal 12,5 al 26%… ma questo è il governo del #cambiaverso del resto, no? però le concessioni autostradali le ha prolungate agli amici concessionari senza metterle a gara…

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