25042024Headline:

“Foibe, Viterbo non ha dimenticato”

Autorità e cittadini comuni alla celebrazione della Giornata del ricordo

Il monumento a Carlo Celestini

Il monumento a Carlo Celestini

Si è svolta ieri mattina a Viterbo, in piazza Martiri delle foibe istriane, davanti al monumento che ricorda il martirio del viterbese Carlo Celestini, la commemorazione del “Giorno del Ricordo”.
Il momento più commovente c’è stato al termine della cerimonia. Una giovane mamma e le sue due bambine si sono avvicinate al monumento e hanno sostato per alcuni minuti in raccoglimento.

Da sinistra: Federici, Olmi, Meroi e Michelini

Da sinistra: Federici, Olmi, Meroi e Michelini

“È stato il momento più commovente di una manifestazione che ha visto la partecipazione di tanti viterbesi – ha detto Maurizio Federici, presidente del Comitato 10 Febbraio di Viterbo – persone che non hanno dimenticato la tragedia delle foibe e l’esodo di 350mila italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.”
Il segretario del Comitato 10 febbraio, Silvano Olmi, ha ricordato che il Giorno del Ricordo è stato istituito ufficialmente con la Legge 30 marzo 2004, n.92 e la commemorazione a Viterbo si svolge in stretta collaborazione con Provincia e Comune e le associazioni combattentistiche e d’arma.

Un momento della manifestazione

Un momento della manifestazione

“La circolare emanata recentemente dal ministro dell’Istruzione – ha proseguito Silvano Olmi – invita tutte le scuole italiane, di ogni ordine e grado, a organizzare iniziative per ricordare la tragedia delle foibe il 10 febbraio. Noi siamo disponibili a dare il nostro contributo di conoscenza, partecipando a dibattiti e convegni sul tema”.
Il presidente della Provincia Marcello Meroi e il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini, hanno entrambi sottolineato l’importanza di questa manifestazione e la necessità di approfondire questo tema aldilà delle barriere ideologiche.
Presenti alla cerimonia, tra gli altri la signora Franca Quadrani, vedova dell’assessore Antonio Fracassini che fu uno degli ideatori del monumento nel lontano 1999 e la signora Ida Ricci, nipote di Giovanni Ricci, militare della Guardia di Finanza originario di Bassano in Teverina, morto il 26 luglio 1946 nel crollo di una galleria della miniera di rame di Bor, in Serbia, mentre era prigioniero del regime comunista jugoslavo di Tito.

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