16042024Headline:

Su Talete il Comune ha solo buone intenzioni

L'ennesimo consiglio sull'acqua si risolve con un rinvio. Privati sempre più vicini

Chiara Frontini, consigliera di Viterbo2020

Chiara Frontini, consigliera di Viterbo2020

Dal consiglio comunale di Viterbo, città simbolo non solo perché capoluogo di provincia e maggiore azionista di Talete, ma anche perché attira le maggiori influenze politiche regionali, un segnale chiaro: l’acqua può anche essere gestita dai privati, e la sopravvivenza della Talete (la società pubblica che attualmente eroga il servizio nella Tuscia, seppure gravata da mille problemi finanziari) è una questione di buoni propositi, ma con la consapevolezza di poter perdere.

Questo è uscito fuori dopo un pomeriggio intero di consiglio comunale, tra pause insopportabilmente lunghe (come se i consiglieri non sapessero di cosa si sarebbe parlato, dopo la commissione di martedì e a tre settimane dal consiglio straordinario col presidente della spa Bonori…) e una rappresentanza dei 153 dipendenti di Talete, a rischio stipendio, lì ad aspettare. E per dovere di cronaca, va riportata la battuta di un cinico consigliere: “Lavorare per Talete, oggi, è persino più pericoloso che fare il pilota di caccia per l’aviazione giordana”. Acqua batte fuoco.

Alla fine, bocciato alla grande l’ordine del giorno firmato De Dominicis (Cinque Stelle) e Frontini (Viterbo 2020), che rivendicavano l’acqua pubblica, anche alla luce del risultato del referendum del 2012: l’idealismo più sincero, o strumentale, muore sul nascere. Sotto le parole del capogruppo del Partito democratico Francesco Serra, che dice: “Pur essendo convinti che l’acqua sia un bene pubblico non ce la sentiamo di confermare il punto in cui si parla della cessione parziale o totale ai privati o quando si dà mandato al sindaco d’agire in base alla legge regionale che è stata impugnata dal ministero o sull’impegno a non cedere le quote”. Già, il ministero l’ha impugnata prima e lo Sblocca Italia ha previsto che i privati di Acea, col 22 per cento del mercato regionale, possano prendere tutto il cucuzzaro. Ed è questa, signori, la prospettiva che incombe anche su Viterbo, alla faccia dei referendum e di tutte le migliori intenzioni.

Gianluca De Dominicis (Cinque Stelle)

Gianluca De Dominicis (Cinque Stelle)

Alla fine anche il sindaco presenta un documento, partorito dopo le riunioni di maggioranza, ma sul quale non si esprime voto (tanto c’è tempo, no?). Il Comune si impegna per l’aumento di capitale di Talete (che comunque non basterebbe a salvare la società, visto che c’è bisogno anche di un cospicuo prestito bancario), a patto che “si provveda a commissionare i Comuni che ancora non hanno aderito – ha detto Michelini – e che la Regione garantisca il prestito bancario e sostenga la debolezza dell’Ato”. Cosa molto difficile, se è vero che lo stesso Zingaretti già a novembre, a Viterbo, aveva minacciato la soluzione privata per risolvere l’impasse (per non dire l’inadeguatezza) di Talete e della Tuscia. E ancora: dove cacchio troverà i quattrini Palazzo dei priori? Misteri della fede, o forse della finanza.

Sulla questione, comunque, si voterà giovedì prossimo, se tutto va bene, mentre il tempo passa, i lavoratori di Talete aspettano certezze e l’ombra di un gestore privato si fa sempre più incombente. Ma se dovesse far funzionare le cose, compresi i costi dei dearsenificatori, nessuno si strapperebbe i capelli: laddove fallisce la politica (con la minuscola), l’imprenditoria può far nascere diamanti.

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