29032024Headline:

Schenardi e le speranze del centro storico

Il ricambio generazionale per cambiare le prospettive della città dentro le mura

Il gran caffé Schenardi

Il gran caffé Schenardi

Riapre Schenardi, e questa è una buonissima notizia: voto 9, e buon lavoro. Ci voleva il coraggio di Primo Panaccia (voto 8, aumentabile qualora un giorno riuscisse ad aprire a Viterbo un Burger King, che ci manca tanto) per riuscire in questa operazione che fino a qualche mese fa sembrava impossibile. Allora Schenardi era morto e – parafrasando Woody Allen, voto 9.5 – neanche il centro storico si sentiva tanto bene.
Oggi le cose non sono poi tanto cambiate. E sarebbe un errore clamoroso pensare che la riapertura del gran caffè basti a decretare la fine del declino del cuore della città. Perché certi atteggiamenti, certe capocce, purtroppo sono dure da rivoluzionare. E tra le colpe dei commercianti e gli errori madornali delle amministrazioni comunali (presenti e passate) è venuta fuori una miscela esplosiva, anzi letale, per la zona più bella di Viterbo.
Ora, anche se l’operazione Schenardi è tutto sommato l’iniziativa – encomiabile, lo sottolineiamo – di un singolo imprenditore, c’è da credere che possa essere il primo passo verso una nuova era. Insieme ad altri esempi importanti, firmati soprattutto da giovani, che negli ultimi anni hanno ravvivato alcune parti dentro le mura (tipo San Pellegrino). Da loro, da questa nuova generazione di commercianti, si può ricostruire il progetto centro storico. Si possono abbattere cioè quelle barriere, soprattutto mentali, che hanno bloccato per tanto tempo la situazione, lo sviluppo.

Via San Lorenzo

Via San Lorenzo

Molti di loro sono viterbesi, altri vengono da fuori, rimasti in città dopo aver completato gli studi. Hanno girato il mondo, magari con l’Erasmus, e hanno avuto buone idee. E sono convinti che proprio qui, nella piccola, borghese e conservatrice Viterbo, nella Viterbo delle grandi famiglie (voto 5.5) e dei clan (voto 1) si possa fare economia con buoni margini di successo, anche perché c’è tanto terreno da recuperare. A tutti loro, Panaccia compreso, sono affidate le speranze di rinascita, di cambiamento sostenibile.
La fine di quella mentalità per cui prima di tutto si pensa a tutelare il proprio, piccolissimo commercio, piuttosto che rischiare. Quella mentalità per cui si gufa il concorrente (la frase più ascoltata nei bar in questi giorni? “Tanto tra un anno Schenardi sarà di nuovo chiuso”) e non si pensa a fare rete. Quella mentalità per cui il Comune e gli amministratori sono marionette da eleggere col proprio pacchetto di voti e poi manovrare a piacimento. Quella mentalità per cui i vigili sono nemici, perché fanno le multe alle macchine in divieto di sosta davanti al mio negozio. Quella mentalità per cui via Annio deve tornare com’era prima, e magari da percorrere soltanto a dorso di mulo, Quella mentalità che ti fa guardare male il turista che entra e chiede un’informazione senza neanche consumare un caffè. Quella mentalità per cui gli universitari fanno casino e stanno devastando la città, però la birra la vendo a cinque euro e mi pagano pure l’affitto in nero di quel monolocale.
Il migliore alleato del rinnovamento è il tempo, anzi il “ricambio generazionale”. Vale per una squadra di calcio, per una classe politica e anche per il centro storico. Basta soltanto sedersi sulle rive dell’Urcionio e aspettare. Voto 8.

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