18042024Headline:

Addio Provincia, nulla sarà come prima

L'ultimo consiglio con la vecchia formula prima del rinnovo di domenica

Il presidente della Provincia Meroi e quello del consiglio BIgiotti

Il presidente della Provincia Meroi e quello del consiglio BIgiotti

Non c’è tristezza in questo addio e neanche troppa allegria. E’ un addio dignitoso, l’ultimo scatto d’orgoglio dopo cinque anni vissuti camminando pericolosamente tra la farsa e la tragedia. L’ultimo consiglio della vecchia Provincia, prima che la riforma riformi tutto, prima del voto di lunedì con la nuova procedura, è una cerimonia laica con pochi fronzoli.

Sono stanchi, questi signori. La data di scadenza fissata da tempo, manco fosse uno yogurt, li ha abituati (rassegnati?) all’evento. Qualche stanza è già stata svuotata per tempo, per esempio, e a proposito: non corrisponde al vero che a qualcuno abbiano prorogato il contratto in quest’ultimo mese. Sono andati a scadenza naturale, come i calciatori: il resto sono tutte cattiverie, che in questo palazzo non sono mai mancate e che non moriranno neppure con la riforma, c’è da giurarci.

Si fa l’appello alle dieci e mezzo, dopo la commissione, c’è il numero legale. Si passa alle interrogazioni, che non possono non riguardare uno degli argomenti caldi che la Provincia targata Meroi lascerà in eredità ai posteri, cioè ai prossimi che verranno sin da lunedì. I tutor, allora, con il civitonico Alessandro Angelelli (Pd) che chiede lumi sull’installazione dei sistemi di controllo della velocità media. Risponde lo stesso Meroi, conciliante: “Ho detto agli uffici di verificare tutte le carte. Sarà una libera scelta della prossima amministrazione decidere, alla luce del lavoro svolto dai dirigenti. E’ una scelta amministrativa, rigorosa, che rifarei. Mi dispiace – ribadisce il presidente – che si siano alzati i toni su questo provvedimento, che fa parte ormai della realtà delle strade italiane. Proprio a Civita Castellana, per esempio, hanno invocato l’autotutela per sospendere il tutor e ora hanno fatto un bando per l’autovelox, che è cosa ben diversa, e a mio avviso molto più persecutoria nei confronti degli automobilisti”. Angelelli abbozza: “Anch’io sono favorevole alle misure di sicurezza. Semmai, i miei dubbi riguardano la lunghezza dei tratti di strade interessati dai tutor: troppo brevi”.

L'intervento di Angelelli

L’intervento di Angelelli

Si va oltre. Francola chiude con lo stesso argomento con cui, cinque anni fa, aveva avviato la legislatura: la rotonda del Quartaccio. Carai, da vecchio lupo sardo-maremmano, approfitta per azzannare per un’ultima volta: “Abbiamo perduto un finanziamento di cinque milioni di euro a fondo perduto, dalla Regione, per mettere a posto la litoranea tra Tarquinia e Montalto. Nessuno ha voluto approfittarne: non capisco perché, e me ne vergogno”. La sua vergogna scivolerà come lacrime nella pioggia, per dirla alla Blade Runner.

Grattarola, colui che sarebbe potuto diventare presidente al posto di Meroi ma che non lo divenne mai, si esibisce in un pezzo forte del suo repertorio: i precari. Quei 46 a casa da dicembre e chissà se torneranno mai (“Difficile: ma forse, col centrosinistra di nuovo in sella, la Regione troverà miracolosamente i soldi”, insinuano sottovoce dalla maggioranza). E poi, ancora Grattarola, svela un lato nascosto del suo carattere, la dolcezza: “La Provincia così com’è sparirà. Per fare un esempio: tutti i cinghialari che venivano qui per l’autorizzazione alla cacciarella, in futuro dovranno andare a Roma a chiederla. In quel palazzo così grande… Dal punto di vista personale questa esperienza mi lascia però dei bei rapporti umani, anche con gli esponenti dell’altra parte, che mi auguro possano continuare”. Teniamoci in contatto, Federi’.

I saluti tra Luzi e Galli

I saluti tra Luzi e Galli

Tra le cose lasciate in eredità a Mauro Mazzola (sarà lui, salvo sorprese, il prossimo presidente) si vota anche la situazione delle partecipate. Mantuano (Fratelli d’Italia), strappa una lacrimuccia – e un applauso sentito – a tutta l’aula quando ricorda Antonio Fracassini, al quale solo il destino ha impedito di chiudere da decano l’ennesima tappa di una lunghissima carriera politica.

Poi tocca a Meroi chiudere questa storia. Ringrazia tutti: assessori politici e tecnici, consiglieri, dirigenti, dipendenti, persino la stampa (“Ma non quella che ha sempre fatto l’interesse occulto di certi editori di riferimento”). Non nega i momenti difficili: “La politica in generale, però, è peggiorata tantissimo negli ultimi cinque anni. E le scene di ieri in Parlamento ce lo confermano, ma fare l’amministratore locale è ancora più duro. Abbiamo avuto dei problemi coi partiti, è vero, ma non credo che sia stato un fallimento, e ci siamo comportati da persone per bene”. Saluta, il presidente, forse anche la politica attiva. E’ il segno del tempo: dal Fronte della gioventù agli anni d’oro di Gianfranco Fini (che lo battezzò sindaco), fino al Parlamento di Berlusconi per poi chiudere qui. E’ finita un epoca, la vita continua, la Provincia pure. Ma con altri mezzi.

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