29032024Headline:

Viterbese – Nuorese sotto la lente degli inquirenti

Inchiesta Dirty soccer: accertamenti sulla sfida del 4 gennaio scorso

L'esultanza dei giocatori della Viterbese al termine della partita contro la Nuorese del 4 gennaio scorso

L’esultanza dei giocatori della Viterbese al termine della partita contro la Nuorese del 4 gennaio scorso

Quattro gennaio scorso: la Viterbese vince in rimonta l’ultima partita del girone d’andata, al Rocchi contro la Nuorese. Finisce 4-2, grazie alla tripletta di Andrea Saraniti e un autogol clamoroso (“alla Niccolai”, si sarebbe detto una volta) del brasiliano Jeda, ex Cagliari ora finito a svernare in Barbagia. E’ un successo fondamentale per i gialloblu, a quell’epoca ancora convinti di riacciuffare la capolista Lupa Castelli Romani.

Oggi, quasi sei mesi dopo, quella partita è finita sotto la lente degli investigatori della squadra mobile di Catanzaro e del Servizio centrale operativo, lo Sco. Accertamenti in corso – riporta l’agenzia Ansa in un lancio di ieri pomeriggio – sulla partita, sulla Nuorese e sulla Viterbese. Insieme ad altre sei società (Salernitana, Ascoli, Benevento, Reggina, Messina e Torres) che si sono aggiunte agli altri club già coinvolti nell’inchiesta Dirty Soccer, che ha portato al fermo di cinquanta persone in tutta italia.

Accertamenti in corso, dunque, sulla regolarità di quella gara e sull’eventualità che sia stato oggetto di combine, magari a margine di scommesse. Già, perché nell’inchiesta di Catanzaro è proprio di scommesse che si parla: partite aggiustate per favorire gli scommettitori (anche stranieri). Coinvolti giocatori e tesserati, dirigenti, e anche esponenti legati alla malavita organizzata.

Quella del 4 gennaio fu una partita combattuta. Piena di colpi di scena, con la Viterbese che recuperò una situazione che sembrava persa e andò a vincere. In tribuna, scoppiò anche qualche battibecco con i dirigenti sardi e pure l’arbitraggio non convinse. Non è dato sapere se sia stato l’andamento rocambolesco del match ad insospettire gli inquirenti (che dunque avrebbero voluto soltanto confermarne la regolarità), oppure se gli stessi siano in possesso di altre informazioni al momento non pubbliche.

Il patron gialloblu Piero Camilli – che a Grosseto, tre anni fa, si trovò suo malgrado vittima di un altro scandalo scommesse – ha liquidato tutto in modo perentorio: “Aria fritta, stanno soltanto sparando nel mucchio”. E c’è davvero da augurarselo. Intanto, l’uscita della notizia rischia di minare la concentrazione della squadra, attesa domenica – proprio al Rocchi – dalla finale della prima fase dei playoff contro un’altra formazione isolana, l’Olbia.

Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, ieri invece ha commentato così l’inchiesta Dirty soccer: “Quando si aprono i vasi di Pandora del malaffare, anche se si tratta del calcio, non si può prevedere dove si arriva. È un’indagine con prove solide che sicuramente avrà degli sviluppi perché i fatti accertati sono in qualche modo fondati”.

 

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