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Pianoscarano, Leo è tornato a casa

La giornata di Senza Caffeina dedicata ai genitori di oncologia pediatrica

L'arrivo di Bonucci che saluta la tribuna dello stadio Oliviero Bruni

L’arrivo di Bonucci che saluta la tribuna dello stadio Oliviero Bruni

Tutto ebbe inizio qui. Il campo in terra, anzi in polvere, la tribuna di pietra, il rossoblu ovunque, i palazzoni che s’affacciano da lontano. Qui nacque Leonardo Bonucci, il Bonucci giocatore che un giorno sarebbe arrivato in serie A, in Nazionale, a giocare finali di Champions e di Europei.

Leonardo con Paolo Manganiello, direttore di Senza Caffeina

Leonardo con Paolo Manganiello, direttore di Senza Caffeina

Qui, ieri, Leonardo Bonucci è tornato, bambino tra i bambini, per una cosa buona e giusta, di quelle che si aspettano da campioni come lui. E cioè l’evento organizzato da Senza Caffeina in collaborazione con Officina soccer (la società viterbese di procuratori ed agenti): una partita di calciotto tra i ragazzi dei vari settori cittadini del capoluogo (i padroni di casa del Pianoscarano, i cugini del Pilastro, il BarcoMurialdina, il Calcio Tuscia, l’Asc Viterbo) e i bambini dell’Associazione genitori oncologia pediatrica, l’Agop. Alla quale andrà il ricavato dell’incasso, tre euro a biglietto per una tribuna quasi piena.

Saluti e abbracci con parenti e amici

Saluti e abbracci con parenti e amici

Per capire cosa è stata questa cosa, questa giornata, bisogna tornare indietro alla  metà degli anni Novanta. Il campo è ancora “del Carmine”, perché Oliviero Bruni – uno dei fondatori del Pianoscarano nel 1949 – è ancora in vita. Leonardo è un ragazzino che gioca a pallone insieme al fratello più grande, Riccardo, e ci sono delle foto deliziose di quelle partite che partite non sono, ma passaggi e tiri, magari calcio “alla tedesca”, giochi da bambini, pomeriggi che non finiscono mai. Soltanto dopo il passaggio alle prime categorie giovanili, i Giovanissimi, gli Allievi, qualche allenatore illuminato (forse Massimo Baggiani, forse un altro) capirà che quel ragazzone non funziona come centrocampista, o addirittura come attaccante, ma bisogna piazzarlo al centro della difesa. Per fermare gli avversari, certo, ma anche per rilanciare l’azione d’attacco, coi suoi piedi precisi e la sua visione di gioco. E’ nato un giocatore vero, che poi sboccerà nella Viterbese e finirà nella Primavera dell’Inter (sì, dell’Inter), l’ascensore per la gloria.

Bonucci con i giovani calciatori viterbesi

Bonucci con i giovani calciatori viterbesi

Oggi Leonardo arriva in leggero ritardo, come certe dive di una volta, e trova una folla ad aspettarlo dietro alle transenne. L’organizzazione del Pianoscarano e di Caffeina è perfetta, il servizio d’ordine integerrimo. Il Cayenne nero attracca davanti al cancello, grandi e piccoli s’accalcano e urlano: “Leo, Leo”. Bambini con magliette di Trezeguet e del brasiliano Diego, juventini in una Juve che non era ancora tornata a vincere, una Juve senza Leo. Mamme in adorazione, papà ancora peggio. I bodyguard introducono Bonucci nell’antistadio, dove ad aspettarlo ci sono mamma Dorita, papà Claudio, il fratello Riccardo fresco papà di due gemellini, i nonni commossi. L’abbronzatura di Formentera – dove Leo era in vacanza – si scioglie negli abbracci ai parenti, agli amici di quartiere.

Il calcio d'inizio della partita di beneficenza

Il calcio d’inizio della partita di beneficenza

Poi il difensore azzurro è dentro al campo, saluta la tribuna baciata dal sole, posa per le foto coi piccoli giocatori in maglia Agop, troppo emozionati per fare il riscaldamento. Lui capisce la situazione: un mese fa provava più o meno le stesse sensazioni all’Olimpiastadion di Berlino, perché il calcio è sempre lo stesso, ovunque lo si giochi. “Schieramo le squadre, ragazzi?”, chiede ai giovani compagni. Il calcio d’inizio lo dà lui, la partita comincia ed è una partita come tutte le altre, bisogna far gol ed evitare di prenderne.

Davanti alla palestra che ha contribuito a costruire

Davanti alla palestra che ha contribuito a costruire

Bonucci se ne va, ancora scortato, ad inaugurare il vecchio bocciodromo trasformato – anche grazie al suo contributo – in palestra e sala polivalente per i ragazzi del Pianoscarano, per i nuovi Leonardo. Gli regalano magliette del grifone personalizzate, regali per i piccoli Bonucci, Lorenzo e Matteo. Gli fanno firmare una numero 19 della Juventus. Lo abbracciano e lo coccolano vecchi compagni di squadra come Patrizio Fimiani, e naturalmente Paolo Manganiello, direttore di Senza Caffeina. Lui sale ancora dentro la Porsche, lo portano via mentre altri pupi piangono per un autografo impossibile da avere, visto il caos.

Con le maglie del Pianoscarano dedicate ai figli

Con le maglie del Pianoscarano dedicate ai figli

Leonardo è già andato, destinazione cortile dell’Abate, per l’intervista con Giulio Marini, ancora per Senza Caffeina, ancora per beneficenza. Affinché i viterbesi sappiano chi è oggi Bonucci: un campione dal cuore grande, allo Stadium di Torino come all’Oliviero Bruni del Carmine.

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