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“Rifiuti, il Comune è parte lesa”

La conferenza stampa del sindaco: "Il contratto lo abbiamo ereditato"

Michelini e gli assessori nella conferenza stampa di ieri

Michelini e gli assessori nella conferenza stampa di ieri

Conferenza stampa alle sette della sera, perché il Comune deve spiegare la sua posizione – le sue ragioni – in questa inchiesta dal nome romantico, “Vento di Maestrale”, dai risultati finora clamorosi (nove persone finite ai domiciliari, tra amministratori di Viterbo Ambiente, vertici dell’impianto di Casale Bussi e il dirigente comunale Ernesto Dello Vicario) e dagli sviluppi futuri – dicono – altrettanto sconvolgenti. Anche con altri nomi illustri coinvolti.

Il sindaco Leonardo Michelini si presenta calmo, disteso, addirittura incline a qualche battuta (“Non dimentico le mie origini toscane…”). Accanto a lui, mano a mano, si sistemano parecchi assessori, da Ciambella a Vannini, da Ricci a Delli Iaconi. L’immagine che si vorrebbe dare alla stampa schierata a ranghi completi è: compattezza, convinzione, unità d’intenti. Ci riescono, i nostri, sul finire di una giornata che aveva visto gli uffici comunali – di palazzo e della sede distaccata di via Garbini – ospitare i carabinieri, normali e del Nucleo operativo ambientale.

La versione di Michelini è semplice, e si basa su una verità che emergerebbe anche dall’ordinanza che ha portato alle misure cautelari di ieri mattina: il Comune è parte lesa. Con una premessa liftata: “Su certi aspetti si può parlare se uno ha delle notizie, dei documenti – scandisce il sindaco – e visto che le indagini sono in corso, e ci hanno preso di sorpresa, riferirò soltanto per vie generali, di quel che ci compete come amministrazione. Fermo restando che come amministrazione rimaniamo a più completa disposizione per fare e consegnare tutto ciò che servirà agli inquirenti per raggiungere la verità”. Una verità che comunque, va detto, sarà tale soltanto dopo un eventuale processo e altri e tante eventuali condanne nei tre gradi di giudizio previsti dal codice italiano. Questo, per garantismo a prescindere, sposato anche da Michelini come è giusto che sia tra persone civili.

Perché il Comune sarebbe parte lesa, dunque? “Perché è, siamo, dalla parte dei cittadini – dice il primo cittadino – E se il cittadino viterbese ha dovuto pagare per un servizio, quello di igiene urbana, non regolare, noi faremo di tutto nelle sedi opportune affinché gli venga restituito il dovuto: ci faremo carico di tutte le azioni di rivalsa previste, come tra l’altro abbiamo fatto nel caso del crack di Esattorie. Siamo pronti a costituirci parte civile, per esempio”. Per Michelini, tuttavia, che qualcosa non andava era chiaro persino alla parte politica di Palazzo dei priori (su quella dirigenziale, invece, il dubbio è legittimo e legittimato anche dall’azione giudiziaria di ieri mattina). “Il contratto con Viterbo Ambiente lo abbiamo trovato, e non lo abbiamo sottoscritto noi. Risale al 2011, è entrato in vigore nel 2012 e noi stessi abbiamo sottolineato più volte alcune incongruenze, alcune situazioni poco chiare, alcune zone trattate in modo diverso rispetto ad altre – dice il primo cittadino – Diciamo che il contratto si prestava a diverse interpretazioni, ad incertezze. Su questo abbiamo fatto articoli sulla stampa e abbiamo sempre recepito le segnalazioni di tutti i consiglieri comunali, intervenendo quando possibile. Non posso dire se le fattezze di questo contratto fossero già predisposte, a livello politico o dirigenziale, non è compito mio. Di certo è indubbio che il contratto potesse essere fatto meglio, e di questo gli assessori al ramo si sono espressi anche in consiglio comunale, diverse volte, paventando la messa in mora della ditta o addirittura la rescissione dell’accordo. E’ tutto a verbale”.

Insomma, un contratto nato zoppo, ereditato dall’amministrazione Michelini e causa di tanti problemi o “malintesi”: “A partire dalle utenze, un 25 per cento in più di quelle previste dal contratto – dice il sindaco – o le penali, spesso talmente convenienti rispetto al non aver effettuato il servizio. L’ordinanza dice che questo contratto portava, e cito, un ingiusto profitto a Viterbo Ambiente e un danno all’amministrazione. Su questo non credo ci possano essere dubbi: siamo parte lesa, e andremo fino in fondo anche a costo di rescindere il contratto”.

L'assessore Andrea Vannini e il sindaco Michelini

L’assessore Andrea Vannini e il sindaco Michelini

E qui viene la seconda puntata. Perché quello di igiene urbana è un servizio che deve essere garantito per legge (come quello sanitario, per dire) e il Comune, al netto delle risultanze dell’inchiesta, non può certo permettersi di andare avanti con un contratto penalizzante: “Non abbiamo un anno di tempo, vedremo gli sviluppi dell’inchiesta e poi saremo costretti ad occuparci seriamente dell’argomento. Valutandolo con gli uffici, visto che la rescissione non è un atto che va preso alla leggera ma deve essere considerato a fondo, anche per le eventuali ripercussioni”.

A chi, superficialmente e demagogicamente, accusa il Comune di “omessa vigilanza”, il sindaco risponde in maniera educata, ma perentoria: “Per legge non possiamo controllare i dirigenti e i privati. Ci sono degli organismi preposti. Dico brava alla magistratura se è riuscita a scovare irregolarità o reati, qualora essi fossero dimostrati. Ma il sindaco non ha certo a disposizione i mezzi che hanno gli investigatori. Semmai, come azione volta alla trasparenza, abbiamo riunito tutti i grandi appalti tecnologici, nettezza urbana compresa, sotto un unico assessorato, proprio per controllare meglio i settori più delicati”. Gli investigatori sostengono di avere le prove che Viterbo ambiente staccasse persino i tracciatori Gps per evitare che fosse tracciato il percorso – e il chilometraggio – dei mezzi di spazzamento. Qui risponde l’assessore Vannini: “Avevamo accesso ad un portale di controllo, con un nostro impiegato incaricato di controllare. Ma è impossibile tracciare tutti i mezzi, quotidianamente: facevamo dei controlli a campione”.

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