29032024Headline:

L’inchiesta: nove agli arresti domiciliari

Inchiesta sull'impianto di Casale Bussi e sul contratto di Viterbo ambiente

I mezzi da raccolta e spazzamento di Viterbo Ambiente

I mezzi da raccolta e spazzamento di Viterbo Ambiente

Nove persone arrestate (tutte ai domiciliari) per due filoni di una indagine che ruota intorno ai rifiuti. Sulla gestione dell’impianto di Tmb – trattamento meccanico biologico – di Casale Bussi, sulla Teverina, e l’altro truffa ai danni del Comune di Viterbo per quanto riguarda il contratto di raccolta e trasporto della mondezza. E’ l’inchiesta Vento di maestrale, coordinata dal pm Massimiliano Siddi, e condotta dai carabinieri, da quelli del Noe (Nucleo operativo ambientale) e dalla polizia stradale, che ieri mattina ha portato agli arresti, alle perquisizioni e al sequestro di un’ingente mole di documenti negli uffici comunali (Palazzo dei priori e via Garbini) e nella sede di Viterbo Ambiente.

Secondo gli inquirenti, si tratterebbe di una frode di oltre un milione di euro (ma la cifra è provvisoria) ai danni del Comune, che in cambio dei soldi versati come previsto dal contratto quinquennale per la nettezza urbana del 2011 (quando a Palazzo dei priori c’era un’altra amministrazione) riceveva in cambio servizi scadenti. Con ripercussioni per i cittadini. Anche se tutto, ovviamente, dovrà semmai essere dimostrato nelle sedi giudiziarie.

Ai domiciliari, per il finale riguardante Casale Bussi, sono finiti i responsabili del Tmb Francesco Zadotti (anche presidente della Ternana calcio e da sempre ritenuto vicino al ras dei rifiuti del Lazio, Manlio Cerroni), Danele Narcisi, il direttore dell’impianto Massiliano Sacchetti e il responsabile della pesa Massimo Rizzo. Per la parte riguardante la presunta truffa al Comune, è finito ai domiciliari il dirigente di Palazzo dei priori Ernesto Dello Vicario, e i vertici di Viterbo Ambiente Francesco Bonfiglio, Fulvio Santini, Maurizio Connetti e Carlo Rosario Noto La Diega.

Sempre secondo le tesi degli inquirenti, al Tmb di Casale Bussi non sarebbero state svolte – o lo sarebbero state soltanto in modo parziale – particolari attività di smaltimento e trattamento dei rifiuti, attività per le quali comunque la società veniva pagata regolarmente. Lo stesso – sostengono gli investigatori – avveniva per lo spazzamento delle strade cittadine, che sarebbe stato svolto con mezzi manuali e non automatici. Le accuse non toccano, invece, il servizio di raccolta differenziata, partito ormai due anni fa e che pure tante lamentele aveva causato da parte dei cittadini.

Casale Bussi attualmente è sotto sequestro preventivo, come da prassi, anche se l’operatività dell’impianto dovrebbe essere salva.

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