25042024Headline:

“Basta lamentele, si lavori con criterio”

Italo Leali: "I volontari sono pagati, hanno il pasto e la maglietta gliela regaliamo"

Italo Leali, ideatore e direttore del Tuscia in jazz

Italo Leali, ideatore e direttore del Tuscia in jazz

Tira tira, la corda si spezza. La moda dell’estate viterbese (quella cioè di metter su manifestazioni senza una lira, per poi bussar cassa in sede di conferenza) ha stufato un po’ tutti. Vuoi che questo sistema è talmente tanto vecchio che appena fuori dallo Stivale ci riderebbero in faccia. Vuoi che la gente ha fame, e quindi (giustamente) se ne sbatte degli eventi. Vuoi, che poi arriva qualcuno che si occupa dello stesso settore, ma che mai si è permesso di elemosinare spicci, e dopo tanto silenzio decide di dir la sua. Tuonando. Forse (anzi, senza forse) incacchiato nero per il patetico pianto greco degli altri.
È questo il caso del Tuscia in jazz. Anzi, del patron Italo Leali. Uno che quando c’è da metterci la faccia non si tira mai indietro. Uno che, per dirne un’altra, ogni anno presenta i bilanci di apertura e chiusura attività. Dando un clamoroso buon esempio, che puntualmente non viene seguito da nessuno.
“Da giorni leggo ovunque queste lamentele – apre Italo da Ronciglione – Leggo di appelli per trovare finanziatori o sponsor, minacce di chiusura degli eventi e la stampa che dà un grande spazio a queste notizie. Bene, volevamo solo informare la cittadinanza, quella interessata, che il Tuscia in Jazz non rischia di chiudere. Che la nostra estate in musica sta procedendo, e che la rassegna si terrà anche negli anni a venire”.

Una delle serate del Tuscia in jazz senza crisi

Una delle serate del Tuscia in jazz senza crisi

E qui la provocazione è bella che partita. Scendiamo nel dettaglio. “Non vogliamo soldi da nessuno – prosegue – ci basterebbe ricevere quelli che ci spettano, del 2014, da alcuni enti. E, se proprio qualcuno è interessato ad aiutarci, basta che compri il biglietto per uno dei concerti a pagamento. Oppure a quelli gratuiti, che sono tanti, si può sempre acquistare un disco”.
Perché il Tuscia in jazz funziona, seppur sia molto settoriale e sicuramente meno popolare di Caffeina (piuttosto che Ferento, per citarne due a caso), e le altre realtà invece non godono di ottima salute? “Semplice – illustra il Leali non Fausto – non abbiamo dipendenti, non abbiamo una sede fissa e spendiamo appena 2000 euro all’anno di rappresentanza. Ciò nonostante ognuno è pagato per il lavoro che svolge. I volontari pure sono pagati, hanno il pasto e la maglietta gliela regaliamo”.

Magliette e cd fatti in casa, da professionisti, per supportare e diffondere la manifestazione

Magliette e cd fatti in casa, da professionisti, per supportare e diffondere la manifestazione

Non solo. È bene anche parlare di un altro dettaglio, giacché i finanziamenti sono pubblici. E cioè l’ospitalità. L’incoming. Il turismo. Il ritorno sul territorio, per farla breve. “In questi giorni oltre 500 musicisti invaderanno il viterbese – ancora lui – grandi nomi della musica saranno fino al 2 agosto a Bagnoregio e Castiglione in Teverina. Infine, non ci dimentichiamo di quei giovani che provengono da tutto il mondo per partecipare ai nostri corsi, facendo registrare oltre 4000 pernotti l’anno”.
Ciò nonostante “non ci si fila nessuno – taglia corto Leali – e per trovare una serata del Tuscia in jazz sulla maggior parte dei giornali tocca di scavare non si sa quanto. Probabilmente è arrivato il momento che cominciamo a lamentarci anche noi. D’altronde se così vanno le cose… Ci adegueremo. Chiudo ricordando che il passo non può essere più lungo della gamba, e che le soluzioni a volte sono più semplici di quello che si vuole far credere”.
Italo santo subito.

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