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Con i MoveGlass Viterbo è più bella

Il sistema Archeoares e Artis project si può noleggiare al museo Colle del duomo

Una collaboratrice del museo indossa i MoveGlass

Una collaboratrice del museo indossa i MoveGlass

Mi guardano strano, quando cammino da piazza San Lorenzo verso piazza della Morte. E non perché abbia dimenticato la zip dei pantaloni aperta (può capitare anche ai migliori). No, sono questi occhiali che attirano l’attenzione dei turisti che percorrono, accaldatissimi, il ponte verso il Duomo. I MoveGlass. Occhiali mica magici – la magìa non esiste -, ma soltanto tecnologici, molto.

Realizzati da Artis project, azienda viterbese con sede nell’incubatore culturale di Valle Faul (e dunque, praticamente qui sotto) su tecnologia Epson, si trovano dalla scorsa settimana al museo Colle del duomo, il polo culturale cittadino di proprietà della curia e gestito da Archeoares, che pure ci ha messo del suo. All’ingresso del museo possono essere noleggiati: 15 euro per un’intera giornata, 10 euro per la metà, previa presentazione di un documento di identità, misura necessaria contro eventuali furbetti.

I MoveGlass sono stati presentati in pompa magna, ma vale la pena provarli di persona. Non soltanto per sorridere agli sguardi buffi dei turisti (i viterbesi che entrano ed escono dagli uffici della curia, invece, sembrano già aver fatto l’abitudine a questa specie di marziani che fissano il vuoto attraverso le lenti, imbambolati con l’auricolare nell’orecchio), ma soprattutto per rendersi conto delle grandi potenzialità di questi aggeggi. Sì, aggeggi: c’è l’occhiale, c’è la cuffia per l’audio, c’è un affare da tenere in mano che si chiama MovePad. Ed è un palmare, nel vero senso della parola, perché sul suo schermo tattile, il celebre touchscreen, si possono tracciare traiettorie col dito, scegliere questa o quell’opzione, e in sostanza muovere il mouse sullo schermo. Che sarebbero le lenti. D’accordo, detta così una cosa da smanettoni, con tutti ‘sti termini inglesi, e tecnici. E invece no: anche se avete più di trent’anni e non avete mai acceso neanche un Game boy, non naufragherete comunque in questo mare. Anzi, cinque minuti e andrete alla grande in quella che si chiama, con toni alla Spielberg, “realtà aumentata”.

Il bancone dei MoveGlass all'ingresso del museo Colle del duomo

Il bancone dei MoveGlass all’ingresso del museo Colle del duomo

“Temevamo che la tecnologia risultasse difficile da comprendere, specie per gli utenti non più giovanissimi – spiega Francesco Aliperti, uno dei soci di Archeoares – Perciò abbiamo fatto attenzione, insieme agli sviluppatori, ad usare un software semplice e intuitivo”. Infatti. Basta uscire dal museo per iniziare il viaggio: i MoveGlass si attaccano al segnale Gps (cioè satellitare), capiscono dove si trovano nello spazio, e si geolocalizzano nella mappa di Viterbo. Tanta roba. Il resto tocca a me, e al mio dito sudaticcio. Scelgo i luoghi che voglio visitare in una lista di 27 siti: si va dallo stesso polo museale e da piazza San Lorenzo – praticamente il punto di partenza – a San Pellegrino e il museo dei Facchini; dalla Verità e il museo civico a palazzo Brugiotti e il museo della ceramica; dal monastero di Santa Rosa alla chiesa di San Francesco. Per comodità, e per venire incontro ai visitatori mordi e fuggi, sono stati selezioni sei punti da vedere a tutti i costi, i preferiti – e i più importanti – nell’offerta turistica e culturale della città.

Visto il caldo, la pigrizia, e la panza d’ordinanza preferisco vincere facile e scelgo i luoghi più vicini. La chiesa di Santa Maria Nuova, col chiostro longobardo, e la chiesa del Gonfalone. Da qui sono meno di trecento metri di strada, mi comunicano gli occhiali. Con tanto di freccia e itinerario da seguire. Vado, camminando all’inizio come se stessi guardando un mega schermo, poi sempre più padrone del mezzo. Il timore di essere investito da qualche auto di passaggio – immolato sull’altare di una chiusura del centro storico sempre invocata e non ancora realizzata – svanisce subito. Si vede bene, si sente bene, e anche nella strettissima via Cardinal La Fontaine dribblo apetti e suv come il Beccalossi dei tempi migliori.

Un test a piazza del Comune

Un test a piazza del Comune

A Santa Maria Nuova i MoveGlass mi dicono che sono arrivato. Grazie. Si apre una finestra dove posso scegliere se leggere o ascoltare le informazioni storiche sul monumento. Preferisco ascoltare: la spiegazione (disponibile anche in inglese) è chiara, non come certe guide turistiche che si mangiano le parole o, peggio, infilano castronerie l’una sull’altra (“Nel chiostro longobardo si celebrò il matrimonio tra Alarico e Belen”). C’è anche la sezione fotografica – con immagini anche d’epoca – e quella dei video, Macchina di Santa Rosa compresa. “Ci sono tante di quelle informazioni che sorprendono – dice ancora Aliperti – e delle vere e proprie chicche, per esempio delle foto prima dei restauri, che sarebbero difficili da spiegare a voce. Così invece ognuno potrà vedere coi propri occhi”.

Mentre sono lì imbambolato ad ascoltare e guardare, mi sento toccare sulla schiena: “Scusa, ma cosa sono quelli? I Gughelglass?”, mi chiede un giovane indigeno. No, semmai i MoveGlass, roba che farebbe morire d’invidia anche il geometra Filini e i suoi fondi di bottiglia.

Chiesa del Gonfalone, stessa storia. Spiegazione chiara, riferimenti, immagini. Il sistema è chiaro, funziona: inutile avventurarsi in faticose escursioni in altre parti della città, sicuramente lontane, forse ostili. Meglio tornare alla base, e c’è anche un’apposita funzione che ti indica il percorso da seguire per raggiungere il museo Colle del duomo e riconsegnare gli occhiali. Provo a cambiare strada, una piccola, innocua deviazione in via Pietra del pesce, ma il Gps subito mi localizza, aggiorna l’itinerario e mi indica di nuovo la direzione da seguire.

I MoveGlass tornano a nanna, anzi in ricarica, insieme agli altri undici paia in dotazione al museo e in attesa che qualcun altro li affitti per farsi un giro. Un turista, certo, o magari un viterbese che vuole regalarsi l’esperienza di vedere la sua città con occhi, anzi con occhiali, diversi.

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