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“Se paga il Comune, Ferento è di tutti”

Barelli sulle vicende dell'anfiteatro romano: "L'area adesso è a disposizione di tutti"

L'assessore Giacomo Barelli

L’assessore comunale Giacomo Barelli

Chi fa da se fa per tre, avrà pensato il buon sindaco Leonardo “ci-sono-abituato” Michelini. E quindi, per salvare la baracca, scavalco la delega del prode Giacomino Barelli e la stagione teatrale di Ferento la salvo io.
Dunque, breve riassunto delle puntate precedenti. Ci si era lasciati così. Con la conferenza stampa indetta da Patrizia Natale, presidente del Consorzio teatro Tuscia, nella quale si chiariva che o arrivavano quarantamila euro (ma andavano bene pure trenta), o quest’anno il sito archeologico romano sarebbe rimasto serrato. Una cinquantesima edizione all’insegna del vuoto assoluto, insomma. Che di sicuro non avrebbe fatto fare bella figura all’amministrazione. La quale poi, stando ai programmi elettorali 2013, in campagna puntava forte proprio sul rilancio dell’area.
Dopo l’annuncio shock, Michelini si era preso la briga di reperire fondi da privati. Nel frattempo pure la Regione si era decisa a pubblicare il tardivo bando (che però non dà sicurezza di vittoria, di finanziamento). In più il cartellone della rassegna è uscito, storia recente, con tanto di patrocinio (mai concesso) del Comune. Ed eccoci a ieri: “Ferento si farà”, annuncia Leo primo cittadino. Sono stati rimediati 20mila euro, atti a coprire service e palco. Dodici da sponsor, gli altri sbucheranno fuori da Palazzo dei priori.
Bene. Male. Anzi, di tutto ciò cosa ne pensa Barelli? In fin dei conti la delega al Teatro è sua. “Ne sono uscito – spiega – se ne sta occupando il sindaco. Se salviamo Ferento sono felice, non ho mai marciato in senso inverso e non ho nulla contro la Natale. Però…”.
Però, cosa? “In primis diciamo che quella cifra la vedo lontana – parla sempre l’hombre di Viva Viterbo – mi auguro ci si arrivi. Ma non credo che i privati abbiano preso impegni per 12mila euro. E, se non bastasse, il bilancio è bloccato. Quindi pure gli 8mila nostri sono, in un certo senso, più promessa che fatti. Io ero stato chiaro: i soldi non ci sono. A malincuore, sarei stato disposto a saltare un giro. Anche se poi ragionandoci bene altre soluzioni si potevano sempre trovare”.

Patrizia Natale, Consorzio teatro Tuscia

Patrizia Natale, Consorzio teatro Tuscia

Quali? La curiosità cresce forte. “Nel senso – prosegue – che Ferento non è di nostra proprietà. È di un privato. Però poi i soldi per la logistica ce li mettiamo noi. Ciò nonostante il biglietto degli spettacoli si paga. Quindi, facendo uno più uno, Ferento è e sarebbe di tutti. Se il Consorzio non ce la fa, ci può stare che ad altri venga voglia di provarci. Ne hanno pieno diritto. Così come tutti possono partecipare al bando regionale”.
In effetti, non fa una piega. Il cosiddetto “rischio d’impresa” rispecchia queste dinamiche. Se niente è di nessuno, tutto è di tutti. “Sogno una stagione partecipata – aggiunge – con tante proposte di realtà differenti. Sarebbe bello che si alternassero più eventi, anche molto differenti, e numerosi, che coprirebbero l’intera estate, e ammortizzerebbero i costi vivi”.
La condivisione quindi come strada da percorrere in futuro. A deleghe ristabilite. A pace fatta. E a cinquantenario chiuso. Possibilmente senza debiti e senza cose fatte alla carlona.
Ultima considerazione: “Se paghiamo noi la logistica – taglia corto Barelli – credo sia auspicabile comunicare a chiunque voglia che l’area è pronta. Volete fare qualcosa? Ferento è disponibile”.

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