23042024Headline:

“Il Comune ritiri la delibera sulle Rsa”

L'Aforsat torna alla carica: "Famiglie ormai allo stremo per pagare le rette"

Maria Laura Calcagnini, presidente Aforsat, e Agatino Licandro, responsabile di due rsa nel Viterbese

Maria Laura Calcagnini, presidente Aforsat, e Agatino Licandro, responsabile di due rsa nel Viterbese

Torna alla carica Aforsat proprio nelle ore in cui il Comune di Viterbo deve varare il bilancio di previsione 2015, dal quale è sparita in larghissima misura la somma (un milione di euro circa) in passato destinata ad integrare il pagamento delle rete degli ospiti delle residenze sanitarie assistite. L’associazione che riunisce i familiari dei ricoverati, guidata dalla battagliera Maria Laura Calcagnini, non ci sta e chiede a gran voce che l’amministrazione comunale ci ripensi.

La materia è piuttosto complessa e dunque vale la pena fare un breve riassunto delle puntate precedenti. Il primo problema è l’aggiornamento dell’Isee che ha notevolmente elevato il tetto entro il quale sono dovuti i contributi: un’iniziativa (contro la quale è stato presentato ricorso davanti al Consiglio di Stato: sarà discusso il prossimo 16 settembre) che permette alla Regione un taglio complessivo di 45 milioni di euro sui 60 precedentemente erogati. Il 75% insomma che si volatilizza. In quota parte al Comune di Viterbo arrivava poco più un milione e mezzo di euro che si riduce a circa 450mila dopo la sforbiciata zingarettiana.

Non solo, ma a Palazzo dei priori hanno pensato bene di peggiorare ulteriormente la situazione introducendo con una delibera dell’aprile scorso ulteriori penalizzazioni nell’Isee con l’aggiunta nei conteggi anche della casa di proprietà e di eventuali somme depositate. E così si arriva al caso di un’anziana, esclusa dalle sovvenzioni pubbliche perché titolare di un conto corrente sul quale ci sono tremila euro, messi da parte per i funerali… Anche su questa delibera (definita “svuota-rsa” dal consigliere regionale Ncd Daniele Sabatini) pende un ricorso, ma non è ancora stata stabilita la data di discussione.

La sintesi la fa Maria Laura Calcagnini: “E’ una situazione insostenibile per tante famiglie e perciò chiediamo al sindaco e alla giunta di ritirare quella delibera”. “Il vero errore – aggiunge il consigliere comunale Giulio Marini – è stato quello di non aver presentato ricorso contro le decisioni della Regione. Adesso, i termini sono scaduti e non si può più intervenire”. La conseguenza di tutto questo è che chi può, attraverso l’aiuto di figli e familiari, continua ad essere ricoverato; chi non può torna a casa oppure si trasferisce nelle case di riposo, che comunque non sono in grado di offrire gli stessi servizi delle residenze sanitarie assistite.

Il consigliere regionale Ncd Daniele Sabatini

Il consigliere regionale Ncd Daniele Sabatini

“Dal punto di vista statistico – spiega Agatino Licandro. responsabile di una rsa a Viterbo e un’altra a Ronciglione – l’anziano tipo dispone di un reddito di circa mille euro al mese, tra pensione e indennità di accompagnamento, dei quali 700 destinati per legge alla retta e il resto per le esigenze personali.  La rimanenza, 1100 euro, veniva pagata all’80% dalla Regione e al 20% dal Comune. Oggi non è più così con problemi enormi per i degenti e per i loro familiari e con problemi anche per la gestione, perché è ovvio che riducendosi il numero degli assistiti, si restringe inesorabilmente anche il numero degli addetti”.

“L’assessore regionale Rita Visini – conclude la presidente di Aforsat – in un incontro del 23 luglio ci aveva garantito massimo impegno per risolvere il problema, dandoci appuntamento per i primi di settembre. La chiamerò martedì, il primo settembre, per incontrarci. Noi non molliamo di un millimetro e chiediamo al Comune un atto di umanità. Perché in tutta la provincia solo Viterbo ha deciso questa ulteriore e grave penalizzazione? Noi vogliamo pagare semplicemente il giusto e ci autotassiamo per portare avanti le battaglie legali”.

Balla, come detto, un milione di euro, compresi gli spiccioli. Ma in ballo c’è soprattutto la dignità e il diritto ad una vecchiaia serena di qualche centinaio di persone, le più indifese e le più deboli. Oltre che la tranquillità di familiari e congiunti di sapere i propri cari curati e assistiti bene. Situazioni che valgono molto più di qualsiasi cifra.

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