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“Imu agricola, la mia battaglia continua”

L'onorevole Alessandra Terrosi (Pd) e gli impegni futuri: canapa sativa e biodistretti

L'onorevole Alessandra Terrosi interviene all'assemblea Coldiretti sull'Imu agricola

L’onorevole Alessandra Terrosi interviene all’assemblea Coldiretti sull’Imu agricola

“La mia battaglia sull’Imu agricola non si è fermata, anzi continua con ancora maggiore impegno, se è possibile”. L’onorevole Alessandra Terrosi (Pd) sul provvedimento che tassa i terreni non si è affatto rassegnata: “Intanto – commenta – il premier Renzi si è impegnato ad abolirla per il 2016, ma restano i problemi di quest’anno e anche quelli dell’anno scorso. L’ho già detto in ripetute circostanze e lo ripeto con identica forza e convinzione: è un provvedimento sbagliato e applicato in modo grossolano e ingiusto”. Il concetto è sempre quello: non si può tassare la terra. “La sintesi è questa, ma merita qualche approfondimento e spiegazione. L’agricoltura è un settore economico un po’ diverso dagli altri, con una componente aleatoria che non può essere trascurata e della quale non si è tenuto conto. Se una grandinata distrugge il raccolto, come possiamo pensare di andare comunque a chiedere di pagare le tasse? Non solo, ma nell’applicazione si sono verificate ingiustizie e incongruenze che hanno legittimamente provocato il risentimento dei produttori. Zone che nel corso degli anni e per una serie di ragioni sono diventate ad altissima produttività e redditività sono esenti, in altre che per ragioni opposte hanno perso attrattività si deve invece pagare. E il risultato qual è? Una consistente evasione. Che poi si ripercuote sulle casse dei comuni che si sono ritrovati con buchi nei bilanci derivanti appunto dai mancati introiti”.
Ma come se ne esce? “Ribadito che comunque gli agricoltori pagano le tasse attraverso il reddito dominicale, dico che bisogna intervenire sulla classificazione delle aree. Mi rendo conto che il processo è lungo, ma è l’unica strada per operare con equità. E’ chiaro che qualcuno sarà penalizzato, ma è altrettanto evidente che si potrà operare con equilibrio e in base a parametri oggettivi e aderenti all’attuale reale situazione”.
Che cosa la aspetta al rientro a Montecitorio? “Il primo tema all’ordine del giorno riguarda la legge sulla canapa sativa che sto personalmente seguendo in quanto relatrice in commissione agricoltura. Siamo a buon punto, la fase delle audizioni e degli emendamenti si è esaurita e adesso siamo alla stretta finale. Contiamo di chiudere il discorso entro breve. A seguire, dovremo occuparci della questione – geotermia particolarmente sentita dalle nostre parti. I progetti vanno avanti e dunque è necessario capire bene che cosa sta accadendo, che cosa si vuole realizzare e come. E ancora mi sta molto a cuore la vicenda dei biodistretti, un modo innovativo e per certi versi rivoluzionario per affrontare il governo del territorio”.
Un tema verso il quale è particolarmente attenta… “Assolutamente sì. Perché ritengo che questo tipo di esperienza e di percorso racchiuda in sé concetti importanti sui quali vale davvero la pena investire con accortezza. Penso alla gestione dei rifiuti, all’uso e alle distribuzione dell’acqua, all’accoglienza verso ospiti, visitatori e turisti, alle produzioni agricole rigorosamente biologiche, ai trasporti ecocompatibili nell’ambito delle aree del biodistretto. Insomma, un insieme di buone pratiche che merita attenzioni e risorse”.

I dirigenti del bio distretto della via Amerina

I dirigenti del bio distretto della via Amerina

Di carne al fuoco ce n’è parecchia, ma su tutto pesa un gravoso punto interrogativo: ce la farà il governo a superare le forche caudine delle riforme costituzionali, soprattutto al Senato? “Penso e spero di sì. Anzi ne sono convinta. Anche negli ultimi giorni, ho notato una volontà sia da parte del governo che da parte delle minoranze di arrivare ad una sintesi in grado di tener conto delle varie esigenze. Non c’è, e lo affermo con assoluta convinzione, la volontà di affossare il governo”. A sentire certe dichiarazioni si direbbe il contrario, come dimostrano anche certe uscite e certi interventi che sulla carta vorrebbero essere migliorativi, ma che in realtà assumono un significato un po’ dilatorio… “Posso anche essere d’accordo con questa analisi, ma io mi stavo riferendo non a chi è uscito, ma a chi è rimasto nel Pd e mi pare che non abbia alcuna intenzione di andar via. Lo dico con sincerità: fra i democratici esistono e sono presenti diverse minoranze. Anche io appartengo ad una di queste che definisco collaborativa. In un grande partito, caratterizzato da sensibilità differenti, è normale che si discuta ma poi arriva il momento in cui bisogna esprimersi: io non ho mai negato la fiducia al governo, anche quando non era del tutto d’accordo con quanto si andava a votare. Altri lo hanno fatto: ne prendo atto e se ne assumono le responsabilità”.
La sintesi, onorevole Terrosi? “Sono fiduciosa. Sarà una fase probabilmente convulsa, ma sono convinta che le riforme arriveranno in porto. Perché servono al Paese e non al Pd”.

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