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Come ti cambio il Lazio (e la Tuscia)

I fondi ci sono, ma non saranno distribuiti a pioggia: domande entro il 31 ottobre

Un momento dell'incontro in Camera di commercio

Un momento dell’incontro in Camera di commercio

“Call for proposal per il sostegno al riposizionamento competitivo dei sistemi imprenditoriali territoriali”: detta così, ci vorrebbero un paio di lauree e tre-quattro master per capirci qualcosa. E allora una spiegazione per i comuni mortali non in possesso di adeguati titoli accademici è d’uopo, come direbbero quelli che amano la parlantina aulica. Allora, a partire dall’inizio del 2016, la Regione potrà e dovrà attivare nuovi bandi Por Fesr 2014-2020 relativi alla reindustrializzazione. Si tratta di 70 milioni di euro (aumentabili fino a raddoppiarsi) messi a disposizione dall’Unione europea. Primo punto importante: i soldi ci sono. Già, ma non si pensi che saranno distribuiti a pioggia e anche un po’  a casaccio, accontentando qua e là richieste anche estemporanee. No, non funzionerà così: “Saranno finanziati progetti innovativi, volti all’internazionalizzazione, compatibili dal punto di vista ambientale”. Parole e musica di Domenico Merlani, presidente della Camera di commercio di Viterbo e padrone di casa, che apre e modera i lavori. In sintesi, la Regione in questi giorni sta incontrando i “portatori di interesse”, coloro cioè che hanno voglia di cimentarsi con questa sfida con proposte serie che rispondano ai requisiti suddetti. A chi si rivolge, dunque, la Call (letteralmente la chiamata)? Sulla carta praticamente a tutti: organizzazioni imprenditoriali, istituzioni locali, rappresentanze sindacali e associative. In pratica, la platea si riduce sensibilmente perché di fatto “metteremo soldi – spiega Paolo Orneli, dell’assessorato allo Sviluppo Economico e Attività Produttive della Regione Lazio – dove ci sono imprenditori pronti ad investire”. Traduzione: saranno aiutati consorzi, imprese, distretti, reti, anche singole realtà imprenditoriali, a patto che ci mettano del loro.

La domanda sorge spontanea: a che servono quindi gli incontri di queste settimane? Ad ascoltare, a raccogliere i contributi di idee e di proposte, a mettere insieme le forze. “L’approccio metodologico scelto anche in questa occasione dalla Regione Lazio – ancora Merlani– è attento alle istanze che provengono dal basso e a stimolare la progettualità, contribuisce ad avvicinare risorse rilevanti come quelle comunitarie ai reali bisogni delle imprese, inquadrandole in una logica di sviluppo dell’intero sistema locale”. “Vogliamo costruire una filiera di interlocuzione istituzionale – aggiunge  Stefano Fantacone, presidente di Lazio Innova – attraverso processi che partono dal basso. Servono idee che forse sono più importanti dei soldi”.

Il logo del Call for proposal

Il logo del Call for proposal

La “Call for proposal” è il primo intervento organico con cui la Regione avvia il proprio programma per la reindustrializzazione del territorio. I progetti dovranno essere orientati alla trasformazione dei sistemi imprenditoriali attraverso l’innovazione tecnologica e organizzativa, l’internazionalizzazione, l’attrattività dei mercati, la sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e le reti d’impresa. Potranno presentare una proposta progettuale di riposizionamento competitivo, in forma associata, imprese (grandi, medie e piccole), Università, istituti di ricerca, organismi pubblici e privati e tutti i soggetti portatori di interesse, che siano in grado di esprimere azioni di sviluppo competitivo in un’ottica di lungo periodo. Saranno esclusi alcuni settori economici: produzione di armi e munizioni, lavorazione del tabacco, pornografia, gioco d’azzardo e le attività di speculazione finanziaria. Le proposte verranno selezionate da parte di un Comitato di scientifico attraverso una valutazione basata sulla rispondenza ai criteri e agli obiettivi della strategia regionale per il riposizionamento competitivo.

Domenico Merlani, presidente della Camera di commercio

Domenico Merlani, presidente della Camera di commercio

Un particolare fondamentale: i progetti dovranno essere mirati a riposizionare un’intera filiera territoriale o produttiva. In concreto, ad esempio, quando si parla di industria termale si dovrà tener conto di tutte le realtà laziali interessate alla questione: da Viterbo a Tivoli, da Fiuggi a Civitavecchia. Facile a dirsi, assai più complicato da mettere in pratica. Stesso discorso per l’agroalimentare o per le pietre d’estrazione (peperino, travertino, marmo e via di seguito). Come se, sempre per ipotesi, le problematiche di Acquapendente sono uguali a quelle di Cassino o di Fondi. Decisamente più semplice il discorso relativo al distretto ceramico civitonico, dove si concentra la stragrande maggioranza della produzione regionale. Il sindaco di Civita Castellana, Gianluca Angelelli, ha già comprato una bottiglia per brindare: la speranza è che possa stapparla presto. L’omologo del capoluogo, Leonardo Michelini (che ormai si definisce “ex imprenditore”) raccoglie la sfida e rilancia: “Non dobbiamo essere spaventati dalla concorrenza, anzi dobbiamo essere stimolati a fare meglio, a cresce. Superiamo gli steccati e i confini territoriali come ha cercato di fare Viterbo con Experience Etruria, un progetto che unisce 18 comuni di 3 regioni diverse”. Il rettore dell’Università della Tuscia, Alessandro Ruggieri spiega quali sono i comparti su cui si concentreranno gli interessi dell’ateneo: “Le terme come benessere, distretto ceramico, economia del mare e della montagna, agricoltura”. Che poi sono il cardine dell’economia della Tuscia. E il turismo? “Se si intende questo settore come industria e non come servizi – spiega Orneli – è un’area di sicuro interesse per la Call”.

E bisogna pure sbrigarsi: i termini scadono alla fine del prossimo mese. Alla Call si potrà partecipare esclusivamente presentando le proposte per via telematica attraverso la piattaforma on line che sarà attiva appunto fino al 31 ottobre sul sito www.lazioeuropa. it.

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