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“Edilizia, la crisi è tutt’altro che finita”

Turco (Filca Cisl) chiede investimenti pubblici: "Sì a ristrutturazioni e riqualificazioni"

Fabio Turco, segretario generale della Filca Cisl

Fabio Turco, segretario generale della Filca Cisl della Tuscia

E adesso che il doppo Santa Rosa è già cominciato, che succede? Fabio Turco, esponente di spicco della Cisl della Tuscia e responsabile del settore edile, non ha bisogno di guardare nella palla di cristallo: “Siamo lontani da una luce di ripresa”, sentenzia sicuro. Ma come? E i segnali di inversione di inversione di tendenza? “Ho davanti agli occhi i dati della Casa Edile, che è un termometro più che affidabile: dal 2008 ad oggi è scomparso il 50% delle imprese e il numero degli addetti è sceso da 5300 a 2300. C’è bisogno di aggiungere altro?”. E l’aumento dei lavoratori utilizzati? “Accade ogni anno d’estate. Con il bel tempo (diciamo da aprile a ottobre) si lavora di più: è un fenomeno legato alla stagionalità. Così come d’inverno (per la pioggia, il freddo e talvolta anche la neve) si lavora di meno. Lo sanno tutti, eppure qualcuno pensa di spacciare questo fenomeno assolutamente normale come ripresa”.

Insomma, un quadro a tinte fosche? “La ripresa vera è altro: gli investimenti, innanzitutto. La faccenda è stata studiata e i risultati dimostrano che l’economia del settore edile viene rappresentata attraverso una sinusoide. In parole povere, ci sono degli alti e dei bassi. Quando tirano i privati, calano gli interventi pubblici e viceversa”. E adesso in che fase siamo? “E’ evidente che gli imprenditori hanno attraversato una crisi profonda che ha provocato la chiusura di centinaia di aziende e il licenziamento e/o la cassa integrazione per migliaia di lavoratori. La conclusione è molto semplice: tocca al pubblico mettere mano al portafoglio e rendere cantierizzabili il più presto possibile le opere che pure sono in programma da anni. Tanti anni”.

Semplice a dirsi, ma la situazione degli enti locali è sotto gli occhi di tutti e dalla parte dello Stato non è che si navighi in acque particolarmente tranquille… “Se il momento è straordinario (e tutti siamo d’accordo che effettivamente lo è), allora è necessaria un’amministrazione straordinaria”. Che significa in concreto? “Significa semplicemente che è indispensabile ridurre in modo sensibile i tempi della burocrazia, che è fondamentale cambiare mentalità: basta con lo scaricabarile di accusare sempre gli altri se le cose non vanno. Alla fine, la colpa non è mai di nessuno. E bisogna andare a cercare i soldi dove ci sono”. E dove stanno i soldi, segretario Turco? “In Europa. Ci sono, ad esempio, fondi per gli interventi sugli edifici scolastici: parlo di messa a norma, di efficientamento energetico. Il fatto è che non solo non andiamo a cercarli o comunque lo facciamo male, ma anche quando arrivano non siamo capaci di spenderli. Basta vedere i dati sui finanziamenti della Ue realmente spesi: un bel pacchetto di miliardi, alla fine, se lo riprende e noi stiamo ancora discutendo sullo zerovirgola in più o in meno. Qualche anno fa sono andato a Bruxelles, dove ogni regione italiana ha un suo ufficio di rappresentanza. Sapete quante persone aveva distaccato la Regione Lombardia? Diciotto. E sapete quante ce n’erano del Lazio? Due. Evidentemente, bisogna innanzitutto crederci”.

L'edilizia a Viterbo continua ad vivere una fase di crisi profonda

L’edilizia a Viterbo continua ad vivere una fase di crisi profonda

Non potrà non essere d’accordo sul fatto che ormai non è più tempo di grandi insediamenti edilizi. “E chi ha detto il contrario? Anche perché non c’è oggettivamente richiesta: al di là delle cifre e dei bei discorsi, provate ad andare in banca a chiedere un mutuo e sentite le risposte, le richieste e le garanzie… Io parlo di riqualificazione, ristrutturazione e innovazione. E questi sono tutti interventi che si riferiscono all’esistente e non al nuovo. Sull’usato, che è un termine che suona male ma rende l’idea, c’è tantissimo da fare. E parlo di costruzioni con vent’anni di vita: abitazioni che non si possono assolutamente definire vecchie. Una serie di interventi sulla coibentazione, ad esempio, darebbero fiato al settore, oltre a produrre notevoli risparmi energetici”.

E infine ci sono i centri storici. “Stesso discorso precedente: li vogliamo riportare a nuova vita? Serve un piano pubblico che preveda sgravi e incentivi per chi decide di recuperare un immobile in quelle zone o magari aprire un’attività commerciale. E invece lo svuotamento è progressivo e ineluttabile”. Magari è po’ troppo pessimista… “No, non sono pessimista. Sono realista: guardo i dati e traggo le conseguenze”. Un consiglio? “Mettiamoci intorno ad un tavolo e troviamo le soluzioni tutti insieme. Realistiche, fattibili, senza promettere miracoli che poi puntualmente non si avverano. I lavoratori (che hanno pagato e continuano a farlo un prezzo pesantissimo alla crisi) e i sindacati sono pronti a fare la loro parte”.

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