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Leone contro Grifone: ecco la rivalità 2.0

I rapporti tesi (eufemismo) tra Camilli e il Grosseto e una sfida che ritorna

Saraniti in azione in un'amichevole contro il Grosseto dell'anno scorso

Saraniti in azione in un’amichevole contro il Grosseto dell’anno scorso

Mentre buona parte della piazza si interroga sul destino dell’allenatore Stefano Sanderra (Lo caccia? Non lo caccia? Lo ha già cacciato e nessuno ci ha avvertito? Invece pare che il tecnico resti), bisognerà cominciare a pensare anche a quello che aspetta la Viterbese. Perché va bene che la stagione è appena iniziata, che la classifica è in divenire, che il campionato appare equilibrato tanto quanto lo è la serie A di quest’anno, e però si profila all’orizzonte il ritorno di una rivalità dal sapore antico. Grosseto contro Viterbo, Viterbo contro Grosseto, come se i primi ruggenti anni Novanta non fossero mai passati.

Lo spunto non si bassa su ipotesi o su speculazioni paracule, ma sulle frasi rilasciate nei giorni scorsi dal patron gialloblu Piero Camilli al quotidiano Il Tirreno. Che dimostrano quanto i rapporti tra qui e lì, tra (alta) Tuscia e Maremma non siano affatto distesi. E la ferita dell’addio di Camilli al Grosseto, senza neanche iscriverlo alla Lega pro che pure gli spettava, non è stata sanata. Anzi, tutt’altro. Il cerino, semmai si fosse spento, è stato riacceso dalle polemiche toscane sulla notizia che le aziende di Camilli hanno sponsorizzato il Roselle, formazione di Prima categoria dell’hinterland del capoluogo maremmano. Camilli, interrogato dal quotidiano del gruppo Espresso, ha confermato. E ha aggiunto un po’ di condimento al peperoncino di cajenna: “Con i miei soldi ci faccio quello che mi pare”. Chiaro. E ancora, all’insegna delle spezie più saporite quando la cronista gli chiede se in realtà la mossa del Comandante sia propedeutica ad eventuale investimento sulla cittadella dello sport che proprio il Roselle dovrebbe costruire: “Non mi interessa investire a Grosseto perché con questa amministrazione è impossibile lavorare. Basti vedere cosa è successo quando hanno cercato i soldi per l’iscrizione del Grosseto. Da noi quella cifra la raccogliamo con la Sagra della ranocchia”. Neanche quella delle patate, che a Grotte di Castro spopola ogni estate. Camilli ne ha anche per quelli che lo accusano di non aver iscritto il Grosseto in Lega Pro: “Sono dei cialtroni e ignoranti perché per fare questo avrei dovuto pagare 600.000 euro di iscrizione e poi lasciare la società. Ma in mano a chi?”.

Sullo sfondo – ma solo sullo sfondo, un puntino di realtà in mezzo a tante storie personali – ci sarebbe anche il calcio, un pallone che rotola e che qualcuno vorrebbe utilizzare per vincere. La classifica dopo sei giornate dice che il Grosseto della nuova gestione post Camilli è secondo in classifica, ad un solo punto dalla capolista Ostia mare e che domenica ha massacrato (3-1) una squadra pericolosa come l’Olbia. Della Viterbese (6 punti) già sappiamo. Il primo scontro diretto, allo Zecchini di Grosseto, è fissato per il 25 ottobre. Il Comandante non sembra affatto preoccupato, almeno secondo quanto ha dichiarato a Il Tirreno: “Il Grifone vincerà il campionato con quindici punti avanti. Dirò che l’ho lasciato proprio per questo”.

Per la cronaca, i precedenti tra Grosseto e Viterbo sono antichi, ma dolorosi per i gialloblu. Primavera 1992, mentre l’Italia assisteva, a metà tra preoccupazione e deliri forcaioli, all’esplosione di Tangentopoli e al successo degli 883, la Viterbese pareggiando in Maremma contro un Grifone quasi retrocesso dovette rinunciare alla promozione in C2. Che arrivò soltanto tre anni dopo. Per portarsi avanti col lavoro è meglio inaugurare oggi una lunga serie di riti apotropaici.

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