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Carivit, timori di ridimensionamenti

Serpeggia tra i dipendenti la preoccupazione di altre uscite anticipate

Dal 23 novembre ecco il marchio per filiali e agenzie della Carivit

Dal 23 novembre ecco il marchio per filiali e agenzie della Carivit

Non è che si respiri aria particolarmente serena nei saloni ovattati delle filiali e delle agenzie della Carivit, la storica banca viterbese che dal 23 novembre sparirà definitivamente per diventare Intesa SanPaolo. D’accordo, le assicurazioni dei vertici milanesi e torinesi sono state ampie e ripetute, epperò il timore che tra qualche mese si possa verificare un ulteriore giro di vite sui prepensionamenti e/o sulle uscite agevolate  è palpabile tra i lavoratori che stanno vivendo con una certa apprensione queste passaggio, per molti versi storico.

E’ vero che se ne parlava da tempo e che ormai mancava solo il marchio dell’ufficialità e della data precisa in cui si sarebbe concretizzata l’incorporazione (questo il termine tecnico che si usa per tale tipo di operazioni), ma è altrettanto vero che, quando il momento arriva ed è ormai dietro l’angolo, qualche (legittima) preoccupazione affiora. Sugli aspetti positivi della vicenda, nessuno ha dubbi: meno spese per le strutture intermedie, meno costi per gli organi direzionali, maggiore elasticità nelle decisioni (fino ad ora, per operazioni di un certo peso, la direzione generale di Viterbo doveva comunque rapportarsi con quella di Intesa Sanpaolo): insomma, un insieme di economie di scala che non potranno che portare benefici in termini economici e non solo.

E allora, se le cose stanno così, perché serpeggiano timori neppure tanto latenti che le cose, per quello che riguarda i dipendenti, possano cambiare e peggiorare? “La nostra paura – confessa a mezza bocca un lavoratore Carivit che in quella banca ci lavora da 30 anni e che ora ha conquistato anche una posizione di prestigio – è che fra 10 – 12 mesi possa essere presentato un ulteriore piano che preveda altre uscite anticipate dal lavoro. Come peraltro è già avvenuto, sia a livello Carivit che in ambito Banca Intesa. Questo significherebbe depauperare ulteriormente il patrimonio di professionalità che si sono nel tempo formate e che, diciamoci la verità, non sono state surrogate da nuovi innesti”.

Timori fra i dipendenti Carivit per altre uscite anticipate di lavoratori

Timori fra i dipendenti Carivit per altre uscite anticipate di lavoratori

Il linguaggio felpato non riesce a nascondere una certa forma di delusione: in soldoni, la preoccupazione riguarda il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e la possibilità magari di procedere anche a nuove assunzioni, soprattutto per colmare i vuoti lasciati dai pensionamenti naturali. In effetti, con l’integrazione Intesa – Carivit, è possibile che si debba assistere ad una contrazione della forza lavoro.

Ma c’è un altro passaggio non insignificante che ha riguardato finora altri grandi gruppi bancari nazionali: la chiusura degli sportelli. Che significa praticamente abbassare le serrande di agenzie e o filiali, soprattutto nelle zone meno “ricche” e meno abitate. Insomma, verrebbe meno quella presenza capillare sul territorio che finora ha costituito la spina dorsale del sistema creditizio viterbese. Un ruolo, fondamentale per le imprese e per le famiglie, che è stato assolto (e continuerà ad esserlo fino al 23 novembre) con notevole efficacia dalla Cassa di risparmio della Provincia di Viterbo.

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