Dice: che fai domenica? Fai la Fai?. Ma che è un gioco di parole? No, è una maratona. Peccato solo che non si corre. In che senso? La Fai marathon è un’iniziativa voluta appunto dal Fai (Fondo ambiente italiano), e messa in piedi insieme a quelli del Gioco del Lotto. E ora che c’entra il Lotto? Mah, uno che sponsorizza e che dona una quota per qualcosa ci vuole sempre, in queste occasioni. Perfetto allora. Si può andare avanti.
L’evento è di caratura nazionale (tra poco si comprenderà anche in cosa consiste). Nasce nel lontano 2012. Sostiene la campagna “Ricordiamoci di salvare l’Italia”, e per la prima volta viene affidato ai giovani del Fai. Forse i “faini”, o magari i “faietti”.
Si svolge, come poi annunciato, in una sola giornata: domani. E consiste nell’apertura straordinaria (con visite a contributo libero) di oltre cinquecento luoghi normalmente non accessibili. O ad accesso difficoltoso.
Sono inoltre ben centotrenta le città che partecipano alla cosa. E più di tremilacinquecento i volontari (studenti, laureandi, ma anche nonni) che si faranno il mazzo per allietare i curiosi di turno.
“Palazzi, chiese, teatri, giardini, cortili, frammenti di bellezza della nostra vita quotidiana – dicono i vertici – spesso poco conosciuti. I luoghi proposti nei diversi itinerari tematici, urbani ed extraurbani, sono di interesse artistico, paesaggistico e sociale e rappresentano l’identità del territorio, la sua storia, le sue tradizioni”.
Ok. Veniamo al locale. A Viterbo che si fa? Niente, direbbe il solito malfidato. Ed invece no. Sono infatti ben tre le proposte disponibili all’ombra della Palanzana. Non è chiaro se accorpate o anche vendibili al pezzo come il prosciutto. Ma non si può aver tutto dalla vita. Anzi, motivo in più per andarci.
Primo step: Palazzo dei priori e giardino interno. Orari: 11 e 15.30. Tour con guida tra affreschi e arredi della Sala regia. Con la possibilità (giacché se ne fanno almeno 360 l’anno) di assistere in diretta al noto tragicomico consiglio comunale.
Seconda idea, piazza del Gesù più fontana. Centro della vita politico-amministrativa nel corso dell’XI secolo, riadattata a ring per boxe il settembre appena passato, subito dopo il Trasporto di santa Rosa. Ore 12 e 17, già mangiati.
Ultima, ma non per importanza, piazza della Rocca, e annessa Rocca Albornoz. E qui di nomi illustri ce ne stanno un secchio. Si va dal costruttore Egidio Albornoz (che non era un muratore, ma colui che commissionò l’opera) a Seba del Piombo (così lo chiamavano gli amici). E ancora Alessandro Farnese (il sito aggiunge “Junior”), Raffaello da Montelupo e Jacopo Barozzi da Vignola.
Buona maratona.