24042024Headline:

To’, anche il Comandante è diventato paziente

Camilli da mangia allenatori a difensore di Sanderra. Ma forse ha ragione lui...

Piero Camilli  allo stadio col team manager Raspoli

Piero Camilli allo stadio col team manager Raspoli

Capita anche di questo, nella Città dei Papi, corrente l’anno domini 2015. Capita che a qualcuno venga in mente di istallare ripetitori di telefonia sulla torre dell’orologio di palazzo del Podestà in piazza del Plebiscito, dopo i già meravigliosi spettacoli dell’olio (unto ma democratico, per carità, ci mancherebbe) caduto in terra a macchiare i lastroni di piazza del Gesù durante la festa dell’Unità e del superlativo calcinculo futuristico in piazza Fontana Grande, foriero di frotte e frotte di avventori pronti a farsi un giro. Cose che noi umani abbiamo avuto la (s)fortuna di vedere, cose che deo gratias capitano solo nel feudo dimenticato di Viterbo. Dove succede anche che a un certo punto il vulcanico patron della Viterbese, Piero Camilli, nonostante la sua nota fama di mangia allenatori, decida inaspettatamente di cambiare strategia e dare fiducia al tecnico gialloblu Stefano Sanderra, nonostante un avvio di stagione zoppicante e tanti dubbi lasciati sull’impostazione di gioco di una squadra composta da molti elementi di categoria superiore ma dimostratasi ancora un po’ diesel. Diesel e col freno a mano tirato.

Sempre più in bilico la posizione del tecnico Sanderra

Sempre più in bilico la posizione del tecnico Sanderra

Insomma, il Comandante che da Grosseto cacciò, tra gli altri, mister del calibro di Massimiliano Allegri (e ha fatto bene!), Antonello Cuccureddu e Ciccio Statuto, e che a Viterbo ha già dato dimostrazione di non avere troppa pazienza con chi non porta i risultati sperati, per il momento pare aver scelto la strada dell’attesa e della comprensione. Anche se è chiaro che non è soddisfatto (e come potrebbe esserlo?) dei pochi punti raccolti fino ad ora dalla sua Viterbese. La decisione di creare un clima disteso e sereno intorno alla squadra e al tecnico, credo di poterlo dire senza timore di smentita, penso sia ad oggi quella giusta. Per diversi motivi. In primo luogo, perché la caccia alle streghe e il valzer delle panchine non sempre sono sinonimo di vittorie certe. In seconda battuta, perché Sanderra è un allenatore bravo e lo ha dimostrato negli ultimi anni. Dargli ancora qualche occasione per far vedere che la squadra può uscire dal torpore e cominciare a vincere è una decisione intelligente, purchè però questa fiducia si traduca nei fatti con successi e punti utili a risalire la classifica quanto prima. Che tradotto vuol dire una cosa sola: domenica prossima contro il Castiadas al “Rocchi” non saranno ammessi altri incidenti di percorso. L’ora della riscossa deve cominciare subito, perché è vero che al momento forze in fuga non ce ne sono, ma è anche vero che di avversarie temibili per il primato finale la Viterbese ne ha già almeno un paio. Morale della favole: remiamo tutti dalla stessa parte, ma è il momento di dare la scossa che tutti si aspettano. La Viterbese, del resto, ha una rosa che tre quarti delle compagini di serie D di tutti i gironi messi insieme se la sognano, e probabilmente verrà anche rinforzata a breve giro di posta con qualche altro innesto importante. Perché non sia partita a razzo resta un vero mistero, ma qualche altra domenica di appello a Sanderra e ai suoi è giusto concederla.

Attenzione, però, a non abusare di clichè del tipo “siamo giù di condizione” o “ci manca qualcosa là davanti”. Perché la squadra sta in ritiro dal 27 luglio scorso, pur con l’attenuante del viavai di giocatori, e la condizione la dovrebbe aver trovata da tempo. Sull’organico, poi, sfido a trovare altre compagini con lo stesso livello tecnico di giocatori in ogni reparto. Il motore, dunque, c’è, la voglia e la pazienza di vederlo scoppiettare pure. Ma il momento del rodaggio è concluso, è ora di iniziare a farlo girare.

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