Capita anche di questo, nella Città dei Papi, corrente l’anno domini 2015. Capita che a qualcuno venga in mente di istallare ripetitori di telefonia sulla torre dell’orologio di palazzo del Podestà in piazza del Plebiscito, dopo i già meravigliosi spettacoli dell’olio (unto ma democratico, per carità, ci mancherebbe) caduto in terra a macchiare i lastroni di piazza del Gesù durante la festa dell’Unità e del superlativo calcinculo futuristico in piazza Fontana Grande, foriero di frotte e frotte di avventori pronti a farsi un giro. Cose che noi umani abbiamo avuto la (s)fortuna di vedere, cose che deo gratias capitano solo nel feudo dimenticato di Viterbo. Dove succede anche che a un certo punto il vulcanico patron della Viterbese, Piero Camilli, nonostante la sua nota fama di mangia allenatori, decida inaspettatamente di cambiare strategia e dare fiducia al tecnico gialloblu Stefano Sanderra, nonostante un avvio di stagione zoppicante e tanti dubbi lasciati sull’impostazione di gioco di una squadra composta da molti elementi di categoria superiore ma dimostratasi ancora un po’ diesel. Diesel e col freno a mano tirato.
Insomma, il Comandante che da Grosseto cacciò, tra gli altri, mister del calibro di Massimiliano Allegri (e ha fatto bene!), Antonello Cuccureddu e Ciccio Statuto, e che a Viterbo ha già dato dimostrazione di non avere troppa pazienza con chi non porta i risultati sperati, per il momento pare aver scelto la strada dell’attesa e della comprensione. Anche se è chiaro che non è soddisfatto (e come potrebbe esserlo?) dei pochi punti raccolti fino ad ora dalla sua Viterbese. La decisione di creare un clima disteso e sereno intorno alla squadra e al tecnico, credo di poterlo dire senza timore di smentita, penso sia ad oggi quella giusta. Per diversi motivi. In primo luogo, perché la caccia alle streghe e il valzer delle panchine non sempre sono sinonimo di vittorie certe. In seconda battuta, perché Sanderra è un allenatore bravo e lo ha dimostrato negli ultimi anni. Dargli ancora qualche occasione per far vedere che la squadra può uscire dal torpore e cominciare a vincere è una decisione intelligente, purchè però questa fiducia si traduca nei fatti con successi e punti utili a risalire la classifica quanto prima. Che tradotto vuol dire una cosa sola: domenica prossima contro il Castiadas al “Rocchi” non saranno ammessi altri incidenti di percorso. L’ora della riscossa deve cominciare subito, perché è vero che al momento forze in fuga non ce ne sono, ma è anche vero che di avversarie temibili per il primato finale la Viterbese ne ha già almeno un paio. Morale della favole: remiamo tutti dalla stessa parte, ma è il momento di dare la scossa che tutti si aspettano. La Viterbese, del resto, ha una rosa che tre quarti delle compagini di serie D di tutti i gironi messi insieme se la sognano, e probabilmente verrà anche rinforzata a breve giro di posta con qualche altro innesto importante. Perché non sia partita a razzo resta un vero mistero, ma qualche altra domenica di appello a Sanderra e ai suoi è giusto concederla.
Attenzione, però, a non abusare di clichè del tipo “siamo giù di condizione” o “ci manca qualcosa là davanti”. Perché la squadra sta in ritiro dal 27 luglio scorso, pur con l’attenuante del viavai di giocatori, e la condizione la dovrebbe aver trovata da tempo. Sull’organico, poi, sfido a trovare altre compagini con lo stesso livello tecnico di giocatori in ogni reparto. Il motore, dunque, c’è, la voglia e la pazienza di vederlo scoppiettare pure. Ma il momento del rodaggio è concluso, è ora di iniziare a farlo girare.