20042024Headline:

Un rivoluzionario vero di nome Gesù

Al Consorzio Biblioteche la conferenza di Augias: "Storia sconosciuta e da scoprire"

Corrado Augias protagonista al Consorzio Biblioteche

Corrado Augias protagonista al Consorzio Biblioteche

Perché, a due millenni di distanza, ci si interessa della morte di Gesù, in particolare delle sue ultime 18 ore? E perché lo fa un pensatore e un intellettuale laico, “non cattolico” come si definisce egli stesso? Risposta non banale e tutt’altro che scontata: “Perché si sa moltissimo del Cristo della fede, ma assai poco e in maniera anche abbastanza frammentaria del Gesù della storia”.  En plein al Consorzio Biblioteche di viale Trento dove a tenere banco sono Corrado Augias e la sua ultima fatica letteraria “Le ultime 18 ore di Gesù”. Affrontate con metodo storico, andando a consultare le fonti, spulciando nei testi con rigore quasi matematico. Paolo Pelliccia, padrone di casa, introduce l’ospite, mentre bisogna andare ad occupare anche una saletta attigua per trovare un posto a sedere.

Pochi convenevoli e si entra subito in argomento. “Gesù – attacca Augias – era un autentico rivoluzionario. Uno che dava fastidio sia agli ebrei che ai romani che erano andati ad occupare la Palestina.  Parlava ai poveri, agli ultimi, li invitava a seguirlo, a lasciar perdere tutto e tutti per dedicarsi completamente a lui e alla sua missione. Pensate che una posizione del genere potesse far piacere agli anziani e ai saggi che guidavano la comunità ebrea e che di colpo si vedevano insidiato il loro potere?  Posizione nella sostanza identica a quella dei conquistatori latini, gli usurpatori, che di tutto avevano bisogno, ma non certo di uno che conquistava la gente con parole semplici ma efficaci. E infatti i giudei lo acclamavano come re, come persona che li doveva governare… No, un tipo così dava parecchio fastidio e perciò andava messo a tacere”. Che a quei tempi significava semplicemente farlo fuori.

E così fu, dopo la sentenza di Ponzio Pilato, il governatore inviato da Roma per amministrare i popoli assoggettati e per riscuotere le tasse (che anche a quei tempi era la faccenda che maggiormente interessava ai suoi datori di lavoro). Corrado Augias lo stronca senza mezze misure: “Un incapace, assolutamente inadeguato per far fronte ai suoi compiti.. Come giudicare uno che per costruire un acquedotto voleva prendersi i soldi custoditi nel tempio? Un errore strategico madornale che non si dovrebbe mai commettere. E infatti sempre i saggi gli dissero che non era proprio il caso: quei soldi non si toccano e dell’acquedotto non ce ne importa nulla”. Come che sia, non è comunque credibile l’episodio riportato nel vangelo di Matteo (unico peraltro a riferirlo) secondo il quale Ponzio Pilato si affacciò e si rivolse alla folla chiedendo consiglio su come comportarsi sulla sorte di Gesù. “Non esiste – commenta lo scrittore – una faccenda del genere. Il governatore era l’unico a gestire la giustizia penale: solo lui poteva decidere una condanna a morte. Magari dopo aver ascoltato il parere dei saggi, ai quali non è che facesse tanto comodo un predicatore rivoluzionario come il figlio di Giuseppe e Maria”.

Gran pienone per Corrado Augias che ha presentato il suo ultimo libro

Gran pienone per Corrado Augias che ha presentato il suo ultimo libro

Il racconto è gradevole e conquista l’uditorio. Tante domande su molteplici aspetti di carattere storico e filosofico, ma il clou arriva con l’intervento del giovanissimo Gianmarco che riporta il discorso sulla stretta attualità: che cosa possono avere in comune la rivoluzione propugnata duemila anni fa da Gesù e quella dei giorni nostri dell’Isis?. Corrado Augias non si sottrae: “Bisogna partire dall’ebraismo che era ed è rimasta per secoli una religione chiusa in se stessa, non disposta ad aprirsi. Da questo ceppo principale nascono due tronconi: dapprima il cristianesimo e poi, circa 700 anni dopo, l’islam. Entrambi hanno in comune la voglia di essere universale. In nome di questo obiettivo, per secoli il ceppo cristiano-cattolico non ha esitato ad utilizzare i soldati e le armi per reprimere senza mezzi termini ogni tentativo di riforma. Tanto che a partire dal concilio Vaticano II è cominciato il periodo delle scuse, continuato poi con papa Wojtyla che chiese perdono ai ‘fratelli maggiori ebrei’. Oggi, una parte del mondo musulmano ha uguali tendenze egemoniche e non esita ad uccidere gli ‘infedeli’ in nome di dio”.

L’incontro finisce qui con un’ultima battuta su papa Francesco: “Il suo impeto riformistico è palpabile. Propositi e obiettivi ambiziosi. Se glielo lasceranno fare”. Già, se glielo lasceranno fare…

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