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Viterbese, la novità è la “fame”

La caratteristica della Viterbese di Nofri? La "fame"

La caratteristica della Viterbese di Nofri? La “fame”

A volte avere fame fa bene. È utile. Sarà che siamo vicini a Natale e che in questo caso l’abbuffata è obbligatoria, ma è impossibile non notare quanto adesso la Viterbese dimostri veramente di avere fame. E non tanto per la manita rifilata all’Astrea, che con tutto il rispetto non è da annoverare tra i principali competitor dei gialloblù per la vittoria finale, quanto per la gestione generale della gara. Quando vai in gol cinque volte con cinque marcatori diversi, infatti, quando non ti fermi e cerchi di segnare ancora fino all’ultimo secondo regolamentare utile, vuol dire – oltre al fatto che in rosa la Viterbese ha tanti giocatori di alto livello, tutti capaci di fare la differenza e risolvere le partite – che la squadra ha trovato una sua positiva dinamicità interna. Quella dinamicità che serve per vincere e convincere.

A Viterbo questa volontà di non mollare mai la chiamerebbero “tigna”. Io la definisco più semplicemente fame. E in squadra sono in molti ad averne, primo su tutti quel Bernardo lì che fino a qualche settimana fa era addirittura fuori rosa, in procinto di andarsene da un momento all’altro, e che oggi getta il cuore oltre l’ostacolo pur di buttarla dentro. Non sempre ci riesce, ok, ma ci mette il cuore. E non è il solo. Uno dei dati maggiormente positivi emersi dalle ultime gare, infatti, non riguarda solo le vittorie, ma l’atteggiamento e il carattere della squadra nel suo complesso. Di tutti i giocatori, quelli che vanno in campo e quelli che subentrano dalla panchina a gara in corsa. A guardare la lista dei gialloblù in panchina, soprattutto, si è ha l’impressione che mister Nofri abbia a disposizione un’altra squadra, forte come l’altra, che sarebbe titolare in qualsiasi altro posto. Chiunque giochi, sia dall’inizio sia rilevando i compagni, sa quindi che deve dare il fritto per meritarsi la maglia del leone, perché la concorrenza è ampia e nessuno è inamovibile. Chiunque oggi faccia parte della Viterbese questo lo ha capito e accettato, e quello che si vede in campo è il risultato sia della buona capacità del tecnico di gestire lo spogliatoio, sia del percorso catartico di una squadra rinata dalle proprie ceneri. È la fame che ha portato la Viterbese alla rimonta che l’ha condotta fino al primo posto. È la fame che dovrà permetterle di restare lassù. E allora buon appetito a tutti.

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