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“Io lassù a Civita vorrei arrivarci in ascensore”

Nel pomeriggio la dottoressa Elena Trapè presenta un percorso alternativo al ponte

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Elena Trapè, oggi propone la sua tesi di laurea

C’è andato mezzo mondo, nell’ultimo anno. E trequarti di quelli che hanno affrontato la scarpinata, probabilmente si sono detti: “Bella è bella, ma per arrivarci tocca di essere allenati forte”.
E forse è proprio questo che rende così unica Civita di Bagnoregio. Il percorso che si fa per arrivarci. L’attesa, in un certo senso. E quell’appagamento che si avverte una volta giunti lassù, sul cocuzzolo.
C’è però anche un altro fattore da valutare: non tutti riescono a percorrere il lungo ponte. Non tutti hanno le possibilità di affrontare quel tratto scosceso. E proprio questi “non tutti” rappresentano la fetta di pubblico che va maggiormente tutelata.
La città che muore è patrimonio mondiale (e presto pure Unesco), in fin dei conti. Perciò pensare ad un qualcosa di alternativo, non è certo idea sbagliata.
Ecco quindi la conferenza di oggi. Che si svolge alle 14.30 di dentro all’auditorium Taborra, a Bagnoregio. “L’obiettivo del lavoro è di ipotizzare un nuovo accesso – dice la dottoressa Elena Trapè, ingegnere – attraverso la realizzazione di una struttura finalizzata a tutelare la comprensione, e la riconoscibilità, dell’insieme Civita–Valle dei Calanchi”.
L’ingegner Trapè ha realizzato sul tema la sua tesi di laurea. L’incontro, invece, è organizzato con la collaborazione di due docenti della facoltà di Ingegneria della “Sapienza” di Roma, i professori Napoleoni ed Attili. Naturalmente la chiacchierata è aperta agli ordini professionali degli stessi ingegneri e degli architetti, per i consueti crediti formativi annuali.
“L’idea di fare una tesi su Civita – spiega ancora lei – è nata nel momento in cui mi sono iscritta all’università. E’ un luogo che mi ha sempre affascinata, e le problematiche che la coinvolgono sono attinenti al mio percorso di studi”.

Anche Zingaretti ha provato il brivido della scarpinata sul ponte

Anche Zingaretti ha provato il brivido della scarpinata sul ponte

Dato per assodato che il ponte comunque rimarrà, cosa è balenato in testa alla professionista? “Quello che avanzo nella mia tesi – prosegue – è una passerella a raso sulla valle che, solamente in un tratto, ovvero dove la pendenza della sella supera l’8% nel rispetto delle norme per l’abbattimento delle barriere architettoniche, prosegue in elevazione rispetto al terreno. Il contesto morfologico, inoltre, presenta delle caratteristiche di fragilità ed instabilità tali da non poter sopportare interventi particolarmente invasivi”.
Per farla breve, si tratta di un camminamento comodo. Che culmina ai piedi della rupe in due ascensori fino alla porta principale.
“Innanzitutto rivolgo i miei complimenti alla dottoressa – conclude Francesco Bigiotti, sindaco di casa – per il lavoro svolto e per l’attenzione che ha riservato alla nostra città. Il seminario sarà sicuramente un’opportunità importante per raccogliere spunti validi per il futuro”.

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