18042024Headline:

“C’è una luce in fondo al tunnel”

Cresce l'occupazione, la ripresa si conferma: Federlazio vede finalmente rosa

I vertici di Federlazio Viterbo

I vertici di Federlazio Viterbo

“C’è una luce in fondo al tunnel”. La frase di Gianni Calisti, presidente di Federlazio Viterbo e imprenditore del settore ceramico, sembra buttata là per caso e invece è la sintesi più concreta di quello che pensano (e sperano) coloro che ogni giorno stanno in fabbrica o in azienda e si confrontano con i problemi reali. La crisi è ormai alle spalle? In larga parte sì, ma dire che ne siamo usciti completamente fuori è forse un po’ azzardato. L’occasione è offerta da un appuntamento ormai consueto con l’associazione che raggruppa le piccole e medie imprese: l’indagine congiunturale relativa al secondo semestre dello scorso anno. Che è sostanzialmente lo strumento attraversano il quale non solo si verifica l’andamento dell’economia regionale e provinciale (ordinativi, produzione, grado di internazionalizzazione), ma anche e soprattutto che cosa prevedono i diretti interessati per futuro più prossimo (investimenti, occupazione).

Beh, il barometro degli imprenditori Federlazio sembra virare verso il bello stabile, dopo semestri e quindi anni in cui le note negative superavano di gran lunga quelle a tinte rosa. “I segnali di reazione – sempre Calisti – sono consistenti. Le aziende hanno deciso di dire basta alle strategie difensive”. Il tutto si traduce in due dati significativi: le imprese che prevedevano un aumento dell’occupazione sono passate dal 15,4% (primi sei mesi 2015) al 31,8% (seconda parte dell’anno); inoltre, scende dal 25 al 14,3 la percentuale di chi ipotizza una diminuzione di fatturato. Per quanto riguarda il portafoglio ordini, l’auspicio è di una crescita della domanda interna, mentre permangono criticità sul fronte extra Ue, soprattutto verso la Russia. E questo sono gli effetti di quell’embargo sciagurato decretato verso Putin che sta provocando danni enormi all’export italico.

In decisa decrescita alcuni tipi di ammortizzatori sociali: la cassa integrazione ordinaria scende nella Tuscia del 45,8%, quella in deroga del 41,6%; schizza in alto quella straordinaria con un balzo del 129,7%. La media è -53,5%: inferiore al dato laziale (-92,3%), superiore a quello nazionale (-41%). “Il dato relativo all’aumento di ore di cassa integrazione straordinaria va ricollegato alla diminuzione di quella ordinaria – spiega Mario Adduci, funzionario della sede viterbese di Federlazio, delegato appunto alle vicende sindacali -. Quando le aziende non possono più accedere ai benefici di quest’ultima, se permangono le difficoltà si fa ricorso ad altri strumenti”. “Gli investimenti – aggiunge il direttore Giuseppe Crea – sono risultati in lieve decremento nel secondo trimestre (-2,2%9, ma resta un saldo attivo nel 2015 del 21,1% rispetto all’anno precedente”.

Gianni Calisti, presidente di Federlazio

Gianni Calisti, presidente di Federlazio

Proprio questo aspetto è alla base dell’aumento dell’occupazione negli ultimi mesi, associato anche al fatto che con il 31 dicembre cessavano gli incentivi legati al Jobs Act. Calisti è tranciante su questo punto: “Non posso negare – sottolinea con vigore – che godere di agevolazioni fiscali, fa piacere, ma nella mia azienda abbiamo fatto assunzioni perché abbiamo investito e e perché c’era una consistente domanda. Voglio dire che avremmo assunto anche senza gli incentivi. E’ il mercato che determina l’andamento occupazionale, molto più che le leggi. E se, come tutti ci auguriamo, ci saranno le condizioni, le imprese continueranno ad assumere. Con o senza Jobs Act”.

Il funzionario Mario Adduci e il direttore Giuseppe Crea

Il funzionario Mario Adduci e il direttore Giuseppe Crea

Interessanti le risposte al quesito su cosa ci aspetta: la quota di chi pensa che il peggio deve ancora venire è scesa dal 7,7 al 4,5%, come pure chi ritiene che al momento non si intravede alcuna via d’uscita (dal 53,8 al 31,8%); contestualmente passa dal 38,5 al 63,6 la percentuale di coloro che, nonostante tutto,  sono convinti che il peggio sia ormai alle spalle. E’ ugualmente improntato alla fiducia il dato relativo alla riduzione del personale come strumento per contrastare la crisi e reggere il mercato: dal 7,8 al 6%. Di contro la maggioranza degli intervistati indice nell’eccessiva pressione fiscale il freno maggiore alla competitività.

L’insieme di queste risposte (con un’altra valanga di dati che sarebbe troppo lungo elencare) porta a concludere che il tasso di crescita delle aziende viterbesi si è attestato alla fine del 2015 al +0,39& (Roma, Latina e Frosinone fanno meglio, mentre Rieti cede il 13%). Nel Lazio il dato complessivo è del +1,71%, rispetto al +0,75% a livello nazionale. Il che porta Gianni Calisti a sentenziare con orgoglio: “Le imprese hanno smesso di piangersi addosso”.

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