28032024Headline:

Forse qualcuno si è dimenticato di Roccalvecce

La lettera di Geraldine Meyer testimonia lo stato di profondo abbandono della frazione

Riceviamo e pubblichiamo la mail inviataci in redazione dalla lettrice Geraldine Meyer.
Ulteriori informazioni sul caso si possono trovare sul suo blog, all’indirizzo www.discoverytuscia.blogspot.it

La corrente sopravvive grazie a rattoppi creativi

La corrente sopravvive grazie a rattoppi creativi

Roccalvecce? Ma dov’è?
Domanda legittima per chi non conosce questa terra di Tuscia. Un po’ meno per chi dovrebbe amministrarla.
Se dico “Paese che muore”, cosa vi viene in mente? Quasi sicuramente, in coro quasi unanime, pronuncerete il nome di Civita di Bagnoregio. Comprensibile. Succede quando una frase diventa quasi un tormentone pubblicitario. Un po’ meno comprensibile quando rischia di far dimenticare altre realtà. I riflettori, si sa, si accendono sui luoghi spesso per motivi misteriosi o per fortuiti giochi del destino. E, a Roccalvecce, il destino ha voluto che non ci fosse la meravigliosa valle dei Calanchi e neanche un personaggio famoso che vi abbia comprato una casa. In questo caso, forse, qualcuno avrebbe spolverato l’argenteria di famiglia e avrebbe apparecchiato una tavola succulenta e accogliente. E, probabilmente, Roccalvecce avrebbe, come per magia, visto risolversi tutti i suoi problemi. Tutte ipotesi, le mie. Le certezze invece sono date dal fatto che a Roccalvecce non ci abita nessun personaggio famoso e i circa 200 abitanti rimasti vivono in una sorta di dimensione atemporale e, se mi si permette di dirlo, ageografica.

Si, perché Roccalvecce, frazione del Comune di Viterbo, pare quasi non esistere. Almeno per chi dovrebbe amministrarla. Esiste, o è esistita, quando i suoi pochi abitanti servivano per mera contabilità amministrativa e Viterbo aveva bisogno di un certo numero di residenti per contare qualcosa sullo scacchiere della burocrazia. Poi, piano piano Roccalvecce sembra avere assunto i colori di una località fantasma. Che dei fantasmi, certo, ha tutto il fascino suggestivo ma non, ahimé, la consistenza fisica che consente, almeno andandoci a sbattere contro, di capire che si è sbattuto contro qualcosa, appunto.

La discutibile nuova illuminazione del borgo

La discutibile nuova illuminazione del borgo

Roccalvecce non ha, come Bagnaia altra frazione del Comune di Viterbo, un’attrazione turistica famosa nel mondo come Villa Lante. E per questo forse vive la vita dei “figli di un dio minore” che non riuscendo a provvedere al patrimonio di famiglia restano ai margini. Solo che Roccalvecce di meraviglie ne avrebbe eccome. Peccato che, se va avanti così, tra un po’ non sarà più possibile vederle. Perché? Perché, tanto per cominciare a dirne una, il paese ha tre frane che rischiano di portare via con sé qualche pezzo di territorio. Ma dai, non esagerare. Saranno frane recenti, piccolissimi smottamenti di terra che presto verranno messe a posto. Uhm non proprio. Due di queste frane interessano, da tempo, la strada di ingresso al paese, quella che, per intenderci, viene anche percorsa dai mezzi della Francigena e, nel caso, anche da eventuali mezzi di soccorso. Una di queste è poi “leggermente” nascosta dietro una curva e può costituire un certo pericolo per gli automobilisti. La carreggiata è a senso unico e i detriti hanno completamente ricoperto alcune cantine. In una, mi è stato detto, c’è anche, forzatamente parcheggiato, un trattore che si trova impossibilitato ad uscire. Sopra quella frana c’è un’abitazione e, di fronte un’altra abitazione la cui proprietaria ha dovuto mettere delle barriere per evitare che, con la pioggia, la frana le portasse in casa acqua e qualche sassolino. Raccomandate, richieste di sopralluoghi che, pur fatti, non hanno ancora sortito alcun effetto. Il luogo di origine di una delle due frane è proprietà privata ma il rimpallo di competenze (la strada è comunale) ha portato ad un sostanziale immobilismo di interventi.
E il comune non fa nulla? Ma forse non lo sa nemmeno. Che, forse, sarebbe meglio. No, no. Il comune lo sa. I residenti lo hanno ripetutamente fatto presente e il comune non può far finta di non saperlo. Perché anche un consigliere del gruppo misto, Elpidio Micci, più di un anno fa, aveva sollevato la questione. Risultati? Nulla. Le frane restano. Pronte a continuare il loro lavoro aiutate dalle piogge. Ma tanto, si sa, il clima sta cambiando, di pioggia ce ne sarà sempre meno. Dunque forse la frana non peggiorerà. Probabilmente il comune di Viterbo sta facendo affidamento sul cambiamento climatico.

L’altra frana si trova all’estremità opposta del paese. Se ci si addentra nel borgo, costeggiando il lato posteriore del Castello Costaguti, che dal basso appare in tutta la sua imponenza, si arriva alle mura. Uno spettacolo bellissimo. Una vallata si offre a chi percorre una stradina sgaruppata che si presenta quasi come un belvedere costeggiante le mura di alcune case. E qui, segnalato da un semplice cartello di divieto di transito, un gran bel buco, uno smottamento. Smottamento che, se fermato ora, subito, si potrebbe sistemare con una spesa relativamente ridotta. Ma che se lasciato così, continuerà ad avanzare, portandosi dietro le mura e, a cascata la strada e alcune delle case che si affacciano in quel punto. Ma che problema c’è? Tanto quelle case sono disabitate. C’è anche da dire che le mura non vedono manutenzione da circa una quindicina di anni. Le esangui casse comunali forse non hanno soldi per mettere in sicurezza quel punto del paese. Però, mi è stato detto che i soldi ci sono stati quando si è trattato di modificare l’illuminazione pubblica, peggiorandola. Poca cosa, direte voi. No, dico io se, tale illuminazione è stata sostituita utilizzando soldi pubblici. Soldi che, credo, dovrebbero servire per portare miglioramenti anche estetici, coerenti con il luogo in cui vengono fatti. Perché non basta che un lampione faccia luce. Dovrebbe farla anche in linea con quella che è la storia e l’urbanistica del borgo. E non è avvenuto.

Una delle frane che si stanno pericolosamente ampliando

Una delle frane che si stanno pericolosamente ampliando

Ma come ho fatto a sapere queste cose? Chissà quanto è stato difficile. Per nulla. È bastato scrivere un articolo sul mio blog, chiedere di parlare con alcuni abitanti del posto e, nel giro di due giorni, mi sono incontrata con una decina di persone che mi hanno raccontato un po’ di cose. E mica solo queste. Perché a Roccalvecce la dimenticanza dell’amministrazione in senso lato, riguarda anche le cabine della corrente elettrica, divelte e con i cavi scoperti, un dearsenificatore da anni senza manutenzione (quindi inutile) la pulizia delle strade che non viene più fatta (non passa un operatore ecologico, se si vuole pulire lo fanno gli abitanti del paese), i vicoli con buche e ciottoli rotti (ma tanto qui ci abitano soprattutto anziani che se inciampano e si fanno male non fanno altro che accelerare il corso della natura) e nessuna pattuglia, neanche sporadica, di Polizia municipale che arrivi fin quassù a fare un minimo di controllo territoriale.

Intanto Roccalvecce muore, si svuota. Restano gli anziani e coloro i quali, per un attaccamento affettivo, si sono comprati qui una casa venendo da Roma e trascorrono al paese i fine settimana o parte delle loro vacanze. Eppure non riesco ad accettare che il destino di Roccalvecce sia segnato. Stiamo parlando di un luogo che, in fatto di bellezza e storia, non ha proprio nulla da invidiare a paesi star, luoghi per cui si firmano petizioni. La sua colpa pare essere quella di non rappresentare un bacino di voti interessante e di non essere una meta turistica di fama mondiale.

Geraldine Meyer

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