19042024Headline:

Europa, Europa… Quanto ci costi!

Chiucchiurlotto (consigliere ANCI): "L'Italia dà molto e riceve poco: che cosa va fatto"

fondi_strutturali_italiaPer l’opinione pubblica ed in particolare per chi ha a che fare con le istituzioni locali, i “fondi europei” sono una specie di mito, di miraggio, di opzione salvifica per le problematiche nazionali. “La Spagna si è risollevata grazie ai fondi europei”, “L’Irlanda sta facendo cose straordinarie con i fondi europei” e via citando. E da noi? La sesta edizione del rapporto “La dimensione territoriale nelle politiche di coesione” redatto da Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale”, di prossima pubblicazione, li analizza nel periodo 2007 – 2013.

Siccome è appena iniziato il settennio delle nuove misure strutturali 2014 – 2020, la lettura del rapporto sarà quanto mai utile soprattutto per correggere gli errori, sia strategici che di dettaglio, che purtroppo lo hanno contraddistinto. Fondamentali sono i tempi di programmazione, perché se si accumulano in questa fase dei ritardi non si riesce poi a spendere bene e l’affanno da rendicontazione spesso si paga caro. La frammentazione dei progetti a quindi dei finanziamenti “a pioggia”, tipici di una certa e diffusa volontà politica che tende ad accontentare tutti, è il peggior difetto registrato; perché con una taglia media di investimenti intorno ai 70.000 euro, su 42 miliardi rendicontabili, non solo non sposta il Pil ma tende a supplire alla finanza ordinaria in crisi, cioè semplicemente svolge un ruolo sostitutivo e non aggiuntivo. Senza una visione strategica, solidamente perseguita, non si va da nessuna parte ed anche la programmazione integrata degli interventi urbani, non ha fatto che rallentare le decisioni; il solito pendolo italiano: estremismo federalista, poi centralismo autoritario, ecc.

Il Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo agricolo) 2007/13 si è chiuso lo scorso dicembre con più di centomila interventi, gestiti per il 39% da operatori privati ed imprese; per il 30% da scuole, università, istituti di ricerca; per 16% dai comuni e poi 8% dalle Regioni e 3% dalle Province. Il 16% dei Comuni riguarda 4.055 enti, di cui il 65% sino a 5000 abitanti, a proposito degli interventi a pioggia.

Ma forse il dato più importante, e va aggiunto più inquietante, è la rendicontazione, in termini assoluti tra quanto l’Italia nel decennio 1994 – 2004 ha conferito alla UE e quanto ha da essa ricevuto: i contributi al bilancio europeo versati dall’Italia ammontano nel decennio a 269,6 miliardi di euro; i finanziamenti accreditati dalla UE sono pari a 187,2, con movimenti netti negativi di ben 82.4 miliardi, come un paio di finanziarie pesanti.

La conclusione non è naturalmente “che ci stiamo a fare in Europa?”, ma “come” ci stiamo e “cosa” possiamo metter in campo immediatamente per rovesciare in positivo questi dati, come del resto altri, non certo messi meglio di noi, hanno imparato a fare.

Francesco Chiucchiurlotto

Consigliere nazionale ANCI

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