19042024Headline:

Il litorale è (quasi) tutto balneabile

Si può fare il bagno ovunque, tranne in tre zone, ma non per via dell'inquinamento

Una veduta del lido tarquiniese

Una veduta del lido tarquiniese

Dice: ma insomma, al mare quest’anno ci si va o no? Certo, tesoro. Anzi, ora vediamo se è il caso. Però, sai che ti dico, quasi quasi è meglio la montagna.
Bene. In questo clima di leggerissima confusione (colpa forse degli improvvisi cali di temperatura), considerando che la primavera è inoltrata e che l’estate sta alle porte, magari è opportuno cominciare a parlare di acque. Le nostre. Quelle chiuse e quelle aperte. I due spiragli che dovrebbero (ognuno fa ciò che può) fungere da fucina turistica.
Tralasciando i servizi e gli affitti (diciamo bloccati dai tempi in cui eravamo ricchi e non lo sapevamo), sui quali si potrebbe dibattere per sei mesi senza alcun risultato, ecco appunto il lato “balneabile” della questione. La cosiddetta “balneabilità”. Ossia, tradotto: la possibilità di tuffarsi senza rischiare di lasciarci le penne. E non perché non si sa nuotare, no. Piuttosto perché il fluido che ci ospita è meno sano dell’olio di un fast-food.
Bene. La Regione, che fa le cose sempre in grande, ha un sito specifico che tra tanti (manco troppi) impegni, provvede pure a fare le analisi alle suddette acque. Si chiama Arpa. E chiunque può spulciarlo. In bocca al lupo.
Qualche giorno fa invece, il presidente Nic Zingaretti in persona, si è detto estremamente entusiasta del litorale che amministra. Descrivendolo (via comunicato stampa) come una sorta di Sardegna bis. Ostia pareva Copacabana. Il lago di Vico Ipanema. E giù giù, tutti alla grande. Che qualcuno, leggendo le sue dichiarazione, ha anche pensato: ma allora di cosa si lamentano tutti questi ambientalisti?
Ma andiamo oltre. Qualche perplessità è nata quando, oltre ai Caraibi e alle Maldive nostrane, due sole mosche bianche si sono viste assegnare come “non idonee” delle fette di spiaggia. “Rieccoci – hanno esclamato i gestori di stabilimenti e chioschi – si preannuncia la solita stagione disgraziata. La benzina aumenta, l’Aurelia si paga sette volte, il tempo buono latita, in più ci dicono che qua il bagno non si può fare…”.
Già. In quelle aree proprio non si può. E più precisamente a Tenuta marchese Guglielmi e davanti la foce del Fiora, a Montalto di Castro. E al Poligono militare e sulla foce del fiume Marta a Tarquinia. Anche Bracciano, infine, ha il suo lato oscuro.

Il lago di Vico visto da Ronciglione

Il lago di Vico visto da Ronciglione

E come mai lì è vietato destreggiarsi nello stile libero (e anche nella rana), e 300 metri più in là invece si può? Che, l’inquinamento ha un confine? No. Semplice. L’allarme rientra subito. Quelle sono zone “non adibite alla balneazione per motivi non di inquinamento”. Per semplificare: lo son tutti i fiumi, alla foce. Il problema però è che per capirlo tocca di fare 36 telefonate (immaginate un tedesco mentre ci prova). Alle quali seguono poi ulteriori considerazioni: e allora perché i Comuni in quelle zone hanno dato il permesso di costruire stabilimenti? E ancora: per quale motivo i proprietari dei suddetti stabilimenti pagano (obbligatoriamente, pena la multa) un bagnino che deve vigilare i signori “nessuno” mentre fanno il bagnetto?
Mistero. Forse un giorno capiremo anche questo, oppure chiameremo Giacobbo. Nel mentre stiamocene di aver compreso che le acque di Montalto e Tarquinia sono balneabili. Cioè, quasi tutte.

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