16042024Headline:

La mancanza di lavoro tragedia senza fine

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoL’ultima fotografia scattata dall’Istat sull’Italia di oggi è il consueto spaccato di un Paese che avrebbe (e ha) mille potenzialità ma che non riesce ad emergere. Che si barcamena fra straordinari slanci di creatività e di altruismo, e miserie e bassezze e corruzioni che continuano a frenare crescita e partecipazione. Fra le mille notizie fornite dall’istituto centrale di statistica ce ne sono due che colpiscono particolarmente: ci si sposa sempre meno e inoltre 6 giovani over 30 su 10 continuano a vivere con i genitori.

Partiamo dalla seconda, poiché la prima in qualche ne è una conseguenza. I soliti “bamboccioni” italici che vogliono continuare a vivere sotto le ali amorose e protettive della mamma… No, le cose non stanno affatto così: si resta a casa perché spesso, troppo spesso, non c’è il lavoro. E quand’anche ci fosse, con eccessiva frequenza appartiene alle mille categorie del precariato che permettono di incassare uno stipendiuccio ma che non danno alcuna garanzia sul futuro. Ecco perché anche a trent’anni suonati si resta a casa. E da ciò deriva pure il continuo calo dei matrimoni. Come si può pensare di metter su famiglia e magari pure metter al mondo dei figli senza uno straccio di base solida? Due precariati non fanno una certezza, mettono semplicemente insieme le angosce e le difficoltà di due persone che vanno avanti pressoché alla giornata, magari con contratti a termine, che non si sa se saranno rinnovati alla scadenza… Allora si resta nella casa dei genitori, perché anche la convivenza senza il vincolo del matrimonio comporta spese che magari oggi si possono pagare, ma domani chissà.

La mancanza del lavoro è il vero dramma del nostro tempo. Colpisce soprattutto ragazzi di cultura medio – alta, con tanto di laurea e master in tasca. Qualcosa il famoso Jobs Act ha fatto, essenzialmente nella stabilizzazione di contratti atipici. Che è pur sempre un passo avanti. Ma non appena sono finiti gli incentivi, l’effetto assunzione si è notevolmente attenuato. Giuseppe Crea, direttore di Federlazio, ripete spesso una battuta: “Non è con un act che si fa un job”. Che con libera traduzione diventa “non si crea lavoro per legge”. Espressione che si associa alla posizione di tutti gli imprenditori che dicono: “Un’azienda assume quando deve ampliarsi, quando ha ordini da evadere, quando sta crescendo. E lo fa pure se non ci sono agevolazioni. Le assunzioni sono figlie dell’economia che tira, non di una legge”. Ecco, il punto è questo: fino a quando la crescita rimarrà sull’ordine del punto percentuale (se tutto va bene), non ci potrà essere una vera aggressione alla disoccupazione e al precariato. E il dramma della mancanza di lavoro continuerà ad affliggere giovani e famiglie. E non sarà di certo l’abolizione del Senato o del Cnel o una nuova legge elettorale a risolvere la questione.

Buona domenica.

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