20042024Headline:

I “cinghialari” vogliono farsi sentire

In discussione il regolamento regionale: le squadre della Tuscia in assemblea

cinghiali 2Rappresentano il 75% dei cacciatori del Viterbese, in valori assoluti oltre 4500 detentori di licenza: dunque una una grande forza che si definisce “determinata e unita nel costruire un percorso virtuoso che, attraverso il confronto con i referenti provinciali e regionali, intende discutere e lavorare sulle linee guida del nuovo Regolamento in materia di caccia al cinghiale”. Insomma, loro ci sono, sono tanti e non vogliono che si prendano decisioni al di là o al di fuori delle loro aspettative.

Una prova concreta si è avuta l’altro quando nei saloni della Provincia c’è stato un partecipatissimo incontro con i capi squadra della Tuscia, guidato da Rita Favero, Domenico Puleggi, Daniele Ricci, Massimo D’Ottavio e Augusto Carbonari. Al centro del dibattito le incertezze nel passaggio di competenze tra province e regioni in materia di caccia e l’obiettivo di raccogliere le istanze dei cacciatori da trasferire all’assessore Hausmann che, peraltro, si è già dimostrato disponibile ad aprire un tavolo di dialogo con i protagonisti della vita venatoria delle province del Lazio. Viterbo, peraltro, è l’unica provincia che in questi anni ha saputo aggregare squadre e cacciatori, eleggere un suo comitato di delegati rappresentanti e costruire un’attività di relazioni con le istituzioni. “Tra gli obiettivi raggiunti, grazie al regolamento della caccia al cinghiale della provincia di Viterbo -ricordato Rita Favero – l’orario di inizio delle battute di caccia al cinghiale, l’attribuzione certa delle zone di caccia, la possibilità di cacciare fino a tre squadre insieme, la regolamentazione dell’esercizio venatorio perché sia svolto sempre in sicurezza e nel rispetto dei territori e delle persone, che inoltre lascia ampio spazio agli altri cacciatori che praticano una caccia diversa”.

La presenza e gli interventi dei consiglieri regionali Daniele Sabatini ed Enrico Panunzi rappresentano il segnale tangibile del dialogo tra l’assemblea dei cacciatori e gli organi regionali: una collaborazione ribadita da entrambi e frutto della consapevolezza che la caccia rappresenta una risorsa per la gestione e la tutela del territorio che prescinde dagli orientamenti politici e dalle ideologie. “La caccia al cinghiale – sottolinea Panunzia – ha oggi un valore fondamentale, è una disciplina che affonda le proprie origini nelle tradizioni e nella storia dell’uomo ed è custode di queste memorie e di queste culture”. “E’ anche un elemento – interviene Sabatini – di garanzie e tutela di luoghi abitati e coltivati e di protezione da specie nocive qual è il cinghiale”. cinghiali 1

La delegazione di Viterbo si è resa disponibile a incontrare quanto prima i referenti delle squadre delle province di Roma, Frosinone, Rieti e Latina, per aggregare le istanze delle diverse territorialità e trasferirle alle istituzioni regionali impegnate nella redazione del nuovo regolamento. L’unità dei cacciatori della provincia di Viterbo deve diventare esempio e modello per gli altri territori del Lazio: “Questo – si sottolinea in assemblea – è un punto fondamentale per fornire una corretta visione agli organi regionali che agiscono sul nuovo Regolamento e far percepire alle istituzioni la reale dimensione della popolazione interessata al futuro di questa preziosa disciplina”. Il prossimo passaggio è previsto tra circa 10 giorni quando l’assessore regionale incontrerà i capisquadra e si avvierà il dialogo. “E’ un’occasione importantissima – concludono i cinghialari viterbesi – per disegnare un nuovo modello di dialogo con le istituzioni, rendere operativo il lavoro di relazioni sul territorio, aggregare persone, squadre, istituzioni su un fronte comune, finalmente orientato a una corretta e condivisa gestione del territorio e del suo patrimonio”.

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