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L’Unitus crea un ponte con la Sardegna

Molti archeologici viterbesi andranno a fare esperienza e formazione a Cuglieri

L'antica città di Cornus, area di scavo

L’antica città di Cornus, area di scavo

Certi nomi ti fanno ben capire quanto sia difficile vivere nei posti che li portano, quei nomi. Tra brulle rocce infuocate d’estate e schiaffi frontali lanciati dal vento invernale. Già, campare in Sardegna non è uno scherzetto. Terra arida e sovente inospitale. D’altro canto però essere sardi, sentirsi orgogliosamente parte di un qualcosa, probabilmente ripaga di molti sacrifici. Ripaga pure lo stato sentimentale di eterno isolano.
Siamo a Cuglieri, fuori dal “continente”. E più precisamente nella collina di Corchinas. Lato nord-occidentale. Ci si affaccia sulla baia di S’Archittu.
A Corchinas sono in corso delle indagini archeologiche. Che seguono il ritrovamento dei resti dell’antica città di Cornus. Nonché quelli dell’area del monumentale e successivo edificio termale, di età romana.
A Cuglieri però ci sta anche un fetta di Viterbo. Il progetto di scavo, infatti, è frutto di un accordo tra l’amministrazione comunale locale e l’università della Tuscia. Non solo, negli ultimi tempi è subentrato anche l’Istituto italiano di archeologia. Pronto a valorizzare la recente scuola di specializzazione post-laurea in Beni archeologici, la nostra. D’ora in avanti perciò molti studenti dell’ateneo della Tuscia partiranno verso l’isola, per svolgervi attività pratica nel museo e nell’area di scavo.
Come hanno preso la notizia i diretti interessati? “Arriveranno studenti e ricercatori – si legge su di un comunicato loro – soprattutto nei mesi primaverili ed autunnali. Questi contribuiranno a creare un grande indotto economico anche fuori dalla stagione turistica, trasformando il paese, grazie al suo ricco patrimonio, in un importante centro di ricerca e formazione per giovanissimi professionisti. Fornendo loro significativi strumenti, sia nel campo della catalogazione dei reperti che in quello delle tecniche di scavo e della ricerca”.

Un dettaglio dello scavo

Un dettaglio dello scavo

A questo punto vale la pena capire cosa si sta scavando, però. “Il saggio di scavo, aperto in una zona in cui sorge una struttura con abside – stessa fonte – sta riportando alla luce un muro, della lunghezza di circa venticinque metri e alto quasi due, ritenuto dagli archeologi facente parte di una probabile basilica paleocristiana. Le nuove scoperte inoltre hanno potuto confermare che la città di Amsicora e Hostus, dopo la battaglia combattuta contro i romani e tenutasi nel 215 avanti Cristo, venne ricostruita e abitata ancora per molti secoli”.
Ci sarebbe parecchio da approfondire e da curiosare, stando a questa prima infarinata. Ma la notizia è già buona di per sé. Meglio quindi attendere con fiducia i frutti di un futuro difficile, sì, ma produttivo.

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