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Corto circuito a sali e tabacchi

Cronache settimanali dal mondo esterno rilette dentro una bottega di Lubriano

Paolo Sorrentino sul set di "The young pope"

Paolo Sorrentino sul set di “The young pope”

#15 E così, “Senza un perché”, diventa un successo mondiale una canzone inserita nella scena finale di una puntata di The young Pope. Nada l’aveva partorita nel 2004 quando in cima alle classifiche nazionali regnava un obbrobrio chiamato Dragostea din tei. Di Sorrentino si può dire tutto ma con la musica non scherza. In una puntata dell’11 novembre arriva anche “Hallelujah” che inizia con l’intimità coinvolgente di una concorrente di X Factor Italia e finisce con la più famosa versione di Jeff Buckley. Un’oscura fatalità vuole che la melodia venisse trasmessa il giorno della morte di Leonard Cohen, autore della versione originale. Un caso che diventa uno splendido omaggio lontano anni luce da mielosi tributi che riempiono le bacheche dei social.

Incredulità intorno all’incredulità intorno all’elezione di Trump. Tutto il mondo occidentale sembra essere in linea con i valori del repubblicano, tuttavia nessuno riesce a capacitarsi. A partire dai giornalisti che hanno dichiarato la morte del giornalismo e della discussione politica. Col paraocchi a prendere appunti di fronte a sondaggi ormai considerati scienza esatta. Strade e marciapiedi vuoti. Nessuno a osservare e annusare la gente diventata ormai un pezzo di percentuale.

Quel simpaticone di Donald Trump

Quel simpaticone di Donald Trump

Per chi odia i guerrafondai a stelle e strisce c’è un piccolo dato da tener presente: Bush non ha votato Trump. Rincuorante no? Ma non rassicurante. Il mondo voleva la Clinton. Lo stesso mondo che sta trasformando la politica in rivoltanti movimenti di stomaco. Puntuali arrivano le giostre dei mercati finanziari. Ogni volta che un popolo decide qualcosa le borse si ribellano mettendo in pratica la vera grande contrapposizione alla democrazia.

Trump è arrivato come un inquietante regalo. I bambini hanno chiesto una pistola vera a Babbo Natale ed ecco che, freneticamente infranto l’incartamento firmato Disney, leggono la scritta Smith & Wesson sulla scatola. E con una pesante e fredda pistola vera in mano, non sanno se aver paura o essere felici di aver, veramente, ricevuto il desiderato regalo.
Seguirà solo una delle tante storie e stragi americane. American history X.

E cadono a picco le azioni finanziarie dei produttori di armi. Nonostante sostenessero il repubblicano, avevano scommesso sulla vittoria della Clinton e una conseguente vendita a tappeto di armi prima delle possibili (e improbabili) restrizioni al Secondo emendamento volute dalla democratica. Vince Trump. Non c’è bisogno di recarsi in massa a comprare armi. In futuro si potranno comprare e portare in giro sempre più liberamente. E i titoli cadono a picco. Non si capisce cosa sia più inquietante tra la finanza, il muro del Messico, l’incapacità dei giornalisti, la moglie di un ex presidente, il non accettare il frutto delle elezioni, i pastori politicizzati o il Ku Klux Klan.

Addio a Leonard Cohen, un grande della musica

Addio a Leonard Cohen, un grande della musica

Bataclan. Mentre l’Isis muore senza onore e a corto di vergini in paradiso, a Parigi riapre il teatro della strage di un anno fa. Le prime note della nuova era del locale sono quelle di Sting con “Fragile”. “Perché alla fine la musica vince su tutto” ha detto l’artista dopo aver osservato un minuto di silenzio. Perché tutto scorre, la morte non esiste più e niente e nessuno fermerà mai la musica.

“There is a crack in everything, that’s how the light gets in” (cit. Leonard Cohen)

 

Carlo Quondam, oltre che giocare con Viterbopost, scrive anche (seriamente) sul suo blog “Tql”, piattaforma WordPress

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