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Concluso il restauro nella Tomba degli Scudi

Nuovo volto per il monumento etrusco grazie all'intervento del Fai e Intesa Sanpaolo

L'interno della Tomba degli Scudi restaurata

L’interno della Tomba degli Scudi dopo il restauro

Una famiglia riunita intorno ad un banchetto, servita da giovani camerieri nudi e allietata, durante il generoso pasto, dalle dolci note di antichi suonatori. Dall’altra parte della stanza, marito e moglie si scambiano un regalo, un uovo per la precisione, simbolo di rinascita e rigenerazione. Una scena antica che racconta, ormai da millenni, la vita quotidiana dell’aristocratica famiglia etrusca Velcha. Una rappresentazione pittorica, tra le prime realizzate nella storia, che si trova impressa sulle mura della famosa Tomba degli Scudi a Tarquinia e che, da pochi giorni, è tornata a risplendere grazie all’intervento di restauro del Fai.

“I luoghi del cuore” è il nome del progetto attraverso il quale il Fondo ambiente italiano e Intesa Sanpaolo hanno deciso di destinare 24.500 euro per i lavori di restauro della tomba etrusca che si trova all’interno della vasta Necropoli di Monterozzi, già patrimonio dell’Unesco.

Un monumento storico importante datato intorno al IV secolo a. C. e portato alla luce nel 1870, ma mai aperto ai visitatori e tanto meno mai diventato oggetto di interventi di restauro. Anzi, oltre alla patina batterica che con il tempo e il clima della zona si è sovrapposta alla superficie pittorica, anche atti di vandalismo e colpi di fucile dei soldati americani durante la seconda guerra mondiale, hanno contribuito a rovinare il ricco luogo di sepoltura.

Un affresco della Tomba degli Scudi dopo il restauro

Un affresco della Tomba degli Scudi restaurato

I lavori di restauro sono iniziati a giugno e terminati solo pochi giorni fa. Da quanto dichiarato dal Fai inoltre l’intervento per far tornare a risplendere il monumento etrusco è stato molto difficile. “La tomba presenta infatti una complessa gamma di problematiche conservative – scrivono i responsabili del Fondo ambiente italiano -, dovute soprattutto all’elevato grado di umidità e alla mancanza di circolazione dell’aria, che hanno favoritolo lo sviluppo di microrganismi quali batteri e funghi, in parte responsabili del deterioramento dei dipinti. Oltre a questi fattori l’intervento di restauro ha dovuto confrontarsi anche con altri segni lasciati dalla storia più recente del monumento: come gli atti di vandalismo imputabili alla baionetta di un fucile”.

“Il volto che oggi rivela la Tomba degli Scudi – concludono – è quindi del tutto rinnovato grazie al restauro eseguito dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio e reso possibile dal contributo che il Fai e Intesa Sanpaolo hanno messo a disposizione. Con il progetto ‘I luoghi del cuore’ questo mondo sotterraneo custodito nella Necropoli di Monterozzi, dove sono radicate le radici più profonde della nostra storia e della nostra identità, può finalmente tornare ad affascinare i visitatori”.

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