25042024Headline:

Referendum, che sia un voto consapevole

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoSi vota, finalmente. Non se ne poteva onestamente più di una campagna elettorale in cui si è parlato poco dei contenuti, cioè di quello su cui siamo chiamati ad esprimerci con il quesito referendario stampato sulla scheda elettorale. Ancora una volta l’Italia si è dimostrata Paese non troppo avanzato dal punto democratico: molte chiacchiere televisive, nessun confronto tra i leader. Brutta faccenda perché significa sfuggire i problemi. Un altro aspetto assai poco commendevole ha riguardato poi il fatto che il denominatore comune dei sostenitori del No è la volontà di dare una spallata a Renzi e al suo governo. Oddio, il presidente del Consiglio ci ha messo del suo all’inizio quando ha legato la permanenza a Palazzo Chigi all’esito del referendum. Poi ha chiesto scusa e ha cercato di spostare la discussione nel merito, ma ormai il danno era fatto. Non andiamo a votare per cacciare Renzi che, infatti, non ha alcun obbligo di dimettersi se le cose per lui dovessero andar male. Ne dovrà certamente tener conto, ma potrebbe anche restare in carica fino alle prossime politiche: l’importante è che abbia una maggioranza che lo sostenga.

Dunque, conviene soffermarsi di più su quello che è stampato sulla scheda e su qualche domandina semplice semplice alla quale è opportuno rispondere prima di esprimersi. La prima risposta da dare è: si tratta di una riforma perfetta? No, sicuramente no. Si poteva senza dubbio far meglio, ma va detto che è un tentativo di modernizzare e semplificare la nostra Italietta e va aggiunto pure che la riforma è frutto di un compromesso al quale ha fortemente contribuito nella parte iniziale anche Forza Italia che votò favorevolmente all’inizio. Salvo poi tirarsi indietro quando Renzi non accettò la candidatura berlusconiana al Quirinale (Amato), imponendo il nome di Mattarella.

Altro quesito: sentiremo davvero la mancanza di 315 senatori, sostituiti da 100 esponenti delle autonomie locali (sindaci e consiglieri regionali), senza stipendio? Onestamente no. Come pure, in caso di vittoria del Sì, non mancherà a nessuno l’inutile Cnel. E va pure detto che il bicameralismo non più perfetto permette, nelle materie di competenza della sola Camera, di avere un iter legislativo più veloce e snello. Inoltre, per quanto non eletto, il nuovo Senato nelle materie di sua competenza coinvolgerà sindaci e consiglieri regionali che le problematiche locali dovrebbero (il condizionale è sempre d’obbligo) conoscerle bene. Ci sono anche aspetti meno limpidi: forse bisognava intervenire col bisturi sull’anacronistico statuto speciale per Sicilia, Sardegna, Friuli, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. Per esempio sulla sanità la Sicilia, che causa un buco non indifferente, potrà continuare a fare come vuole, mentre le Regioni più virtuose dovranno restituire poteri. E ancora è un po’ troppo riduttivo un parere solo consultivo degli enti locali sulle grandi opere (pur se non è giusto che chi ha un orto o poco più non possa bloccare per anni un’opera strategica).referendum-scheda-2

Oggi, e anche questo va sottolineato, non si vota per la legge elettorale. Sarebbe però auspicabile un intervento sull’Italicum perché non ha senso dare la possibilità ad un partito di avere la maggioranza assoluta raccogliendo, magari, poco più del 20%. Meglio un sistema in cui si vota il candidato, dunque la persona, e dove non ci sono più collegi sicuri e viene eletto chi, agli occhi degli elettori, gode di maggior fiducia. Insomma un sistema uninominale secco o a doppio turno, magari dando un premio di maggioranza alla coalizione che conquista più seggi per permetterle di governare. Perché la stabilità si crea con la legge elettorale (che è legge ordinaria) e non certo con la Costituzione, qualunque essa sia.

Il pronostico, per quello che conta, è nettamente dalla parte dal No: tutte le opposizioni e anche una parte del Pd sono contrari, quindi non ci dovrebbe essere partita e pure con scarti assai consistenti. In realtà, gli ultimi sondaggi noti danno le due fazioni molto vicine, nell’ordine di qualche punto percentuale e la sensazione è che negli ultimi giorni il Sì abbia aumentato la presa sugli elettori incerti. Vedremo…

Buona domenica.

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