29032024Headline:

Il credito come fattore di crescita e sviluppo

L'intervento di Stefano Signori di Confartigianato

Il credito è un fattore fondamentale ed abilitante allo sviluppo. Come potremmo crescere se dal 2011 al 2016 i prestiti all’artigianato sono diminuiti del 25% , pari a quasi 14 Miliardi di euro in meno. Strumenti essenziali sono i Confidi, il Microcredito Italiano che ha in Confartigianato imprese di Viterbo il suo luogo operante in Italia ed il Fondo Centrale di Garanzia. Tutti questi strumenti, dimenticati, o meglio accantonati da una stolta e miope politica, hanno necessità di prevalere nell’interesse delle imprese, delle medio imprese, delle microimprese. Come possiamo usufruire degli ammortamenti, dei super ammortamenti se il credito per il mondo imprenditoriale è sempre di meno? Vorrei dire a coloro che attuano le leggi, i super manager, i super politici, i mega statisti, la mattina presto di fare colazione al bar con noi italiani e forse le soluzioni per i sistemi bancari e le problematiche le potremmo suggerire noi, evitando di tirare fuori soluzioni per decreti che non hanno nulla di attuativo se non nelle fantasie di pochi. Un altro suggerimento, a questi signori, è di mettersi a disposizione senza troneggiare verso alte vette, poiché le soluzioni sono alla portata di mano, basta ascoltarci.

Riteniamo perciò necessario evolvere e superare il credito bancario tradizionale con forme più complete di finanza aziendale, che sappia cogliere le sfaccettature dei bisogni delle imprese. Tali necessità nascono verso nuove forme di commercializzazione e produzione sempre più complessi verso un mercato che ormai ha la sua evoluzione anche fuori dalle nostre frontiere, quindi concludendo, è inutile con proclami chiederci di adattare le imprese ai mercati esteri, alle evoluzioni della digitalizzazione e poi non attuare le riforme per agevolare tale sviluppo, i latini avrebbero detto che sarebbe rimasto tutto “lettera morta” Tuttavia non vogliamo sminuire o alienare l’attuale sistema bancario, anzi, lo vorremmo al nostro fianco, consigliandolo di adagiare e dismettere i panni di una finanza creativa e adottare un sistema di economia che risponda ai reali bisogni, non è stato con la riforma delle banche popolari prima e delle banche di credito cooperativo poi, che sia stata la panacea dei mali, anzi non sono migliorate le cose per noi, le fusioni e gli accorpamenti hanno tolto i parametri di conoscenza diretta dei territori con imprenditori in prima linea all’interno degli istituti di credito.

Tutto ciò naturalmente ha lasciato posto ai soliti manager che continuano ad andare a fare colazione la mattina, dove le opinioni della base e della società non vengono fatte filtrare, anzi vengono indottrinati da professori a cui sarebbe, per mio conto, fatto consiglio di allontanarsi con le loro ricette, affinché non si ripeta più le disastrose conseguenze degli ultimi anni a cui fra chiusure di aziende, fallimenti e suicidi, sia un capitolo chiuso e non più ripetibile per ricette studiate a tavolino. Infine lo strumento importantissimo, a cui la nostra associazione ha creduto a cui ha dato fiducia, in cui alcuni imprenditori hanno impegnato veri capitali ove posizioni di dirigenza vengono ricoperte da coloro che delle necessità conoscono anche le sfaccettature, è il Microcredito Italiano, che deve essere lo strumento principe per far iniziare un nuovo percorso alle start up. Questo strumento deve essere supportato, incentivato, diffuso altrimenti sarà arduo far iniziare un cammino e far vedere un futuro a chi deve compiere i primi passi con le nuove iniziative d’impresa. Dobbiamo chiedere veramente grazie alle banche del territorio che sposando tale iniziativa sono state partecipi in prima linea a fianco di questo strumento, credendo veramente, insieme a noi, che le vere ricette debbono venire dal basso ed elaborate poi successivamente in alto e mai e poi mai da professori che poco hanno di conoscenza dei territori e soprattutto, mai per decreti legge .

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