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Stefano Scaringella, il viterbese che aiuta i poveri dell’Africa

Il 6 dicembre l'incontro al Caffè Letterario

Stefano Scaringella, 75 anni, frate cappuccino con laurea in chirurgia medica, oltre trentacinque anni fa ha scelto di vivere in Madagascar. E da allora lì si dedica all’assistenza sanitaria dei più poveri, dei bambini abbandonati, di tutti coloro che rischiano di morire di fame e di malattie. Prima un ospedale ad Ambanja, nel nord-ovest della grande isola, poi le case-famiglia per gli orfani e i bambini abbandonati, quindi la scuola per infermieri a Diego Suarez realizzata con l’aiuto degli amici viterbesi tanto che oggi quel fabbricato si chiama “Scuola per infermieri Città di Viterbo”. Infine la raccolta del cacao che dà lavoro a decine di persone.

E adesso questa nuova utilissima impresa, un reparto di chirurgia per l’unico ospedale statale esistente nella regione di Antsiranana.

Il lavoro umanitario di padre Stefano Scaringella, sia quello già fatto che quello in itinere, verrà raccontato da lui stesso e dal fotoreportage del giornalista Gianni Tassi nell’incontro che si svolgerà il prossimo 6 dicembre alle 18 al Caffè Letterario in via Garbini 59 a Viterbo.

Madagascar, Africa. Uno dei Paesi più poveri al mondo (il Pil pro capite supera di poco i 400 dollari, l’Italia è a 30507) dove l’aspettativa di vita non va oltre i sessant’anni. Venticinque milioni di abitanti, la maggior parte dei quali vivono in situazione di miseria e dove la percentuale di mortalità infantile è altissima. Ha una superficie di 587 mila kmq, quasi il doppio dell’Italia. Acqua e elettricità sono un privilegio per pochi. E’ lì, precisamente ad Ambanja, che padre Stefano Scaringella si dedica all’assistenza sanitaria dei più poveri, dei bambini abbandonati, di tutti coloro che rischino di morire di fame e di malattie. Lo ha fatto costruendo con le sue mani un ospedale che oggi conta cento posti letto, effettuando quotidianamente decine di interventi chirurgici di ogni tipo. Creando, con l’aiuto di alcuni benefattori europei, quattro case-famiglie, tre ad Antananarivo, la capitale del Madagascar, e una ad Ambanja. Nelle prime sono ospitate 38 ragazze tra i 12 e i 22 anni, orfane, abbandonate o tolte ai genitori per maltrattamenti. Nella struttura di Ambanja, all’ombra di grossi alberi, sono assistiti 83 pestiferi ragazzini la cui età va da 0 a 12 anni (in maggioranza maschi). Anche loro orfani o provenienti da situazioni di abbandono o violenze. La scuola infermieri funziona benissimo e ogni anno produce personale specializzato indispensabile sul territorio malgascio.

L’ultima – per ora – impresa di padre Stefano ha già preso corpo. Con il contributo della Fondazione Carivit dall’azienda viterbese Orsolini sta per partire, destinazione Madagascar, un container stracolmo di materiale edile che consentirà la realizzazione del reparto di chirurgia all’ospedale statale di Ambanja.

Il cuore dei viterbesi è grande e saprà aiutarlo ancora.

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