*lettera 22 – “una mano davanti alla bocca”
a cura di Giuseppina Palozzi, psicologa e psicoterapeuta
Ricordo che da bambina mi ripetevano spesso, con la cadenza trascinata tipica del rimprovero bonario ripetuto quasi come una cantilena:
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la mano davanti alla bocca!
(succedeva ogni volta che sbadigliavo o starnutivo.)
Comportamenti opposti che hanno la stessa buona maniera.
Uno riempie e svuota, l’altro espelle.
Entrambi contagiano, in sensi diversi, le persone con cui siamo affettivamente più vicine; quasi come a voler continuare proprio quella muta cantilena.
Quando sei bambino non sai nulla di tutte ‘ste cose e l’educazione, la cosiddetta “etichetta”, la impari dalle figure di riferimento; non tanto per ciò che ti dicono, ma per ciò che fanno.
Un’insegnante che, mettendo colori su bianco, coinvolge tutti i bambini della classe in piccoli ruoli di primo soccorso per l’amichetto che soffre di epilessia, insegna la responsabilità, il rispetto, il senso di comunità.
Probabilmente nessuno di loro da grande guiderà mettendo a repentaglio la sicurezza degli altri in gara.
Probabilmente nessuno di loro pedalerà da grande la Parigi-Roubaix senza scendere dal sellino di fronte ad un avversario a terra.
Probabilmente nessuno di loro da grande renderà possibile istallare un’autobomba.
E non solo perché lei è una maestra che pensa oltre i programmi da seguire.
Ma perché i bambini sono la vera potenza mondiale.
Perché i bambini sono (i futuri uomini che costituiranno) il futuro mondo.
E se il bambino conosce il rispetto probabilmente non confonderà mai Anna Frank con la figlia di Fantozzi.
Ma noi quanto realmente rispettiamo il profondo valore dell’infanzia?
Noi che controlliamo il registro elettronico ossessivamente senza accorgerci che YouTube controlla i nostri figli più di noi.
Noi che dobbiamo arrivare al suicidio per una tesi di laurea per capire quanto sia distorto il rapporto contemporaneo tra il dovere & piacere (agli altri).
Noi che basta una camicia e un ferro da stiro per scatenare tutti gli –ismi del caso.
Non è questa l’etich-etta.
Non è questa la piccola-etica da lasciar crescere nei bambini.
Affinché un giorno si usino docce soltanto per risciacquare occhietti rossi dallo shampoo.