*lettera 22 – “1 su 1000 Ce la fa”
a cura di Giuseppina Palozzi, psicologa e psicoterapeuta
C’era una volta.
Iniziava così la fiaba de “la Bella Addormentata nel Bosco”.
Una bella C grande, di quel corsivo inglese pieno di ghirigori.
Quasi un’illustrazione. Occupava almeno tre righe.
Mi sono sempre chiesta perché quella lettera fosse così grande.
Gli inizi. Quelli restano negli occhi pure mentre leggi altre lettere di altre parole di altre pagine.
Biologicamente, tutte le nostre più o meno si somigliano.
Tra milioni di piccoli runner uno soltanto riesce a fecondare. A dare Vita.
La nostra nascita è quindi già un primo traguardo.
E forse è proprio questa metafora che ci portiamo dentro come una bella C corsiva.
Ce ne dimentichiamo poi, delle nostre potenzialità intendo, delle trasformazioni che potremmo.
E ci riduciamo al semplice pensiero che la Bella si sveglia solo col bacio del principe, addormentata nella sua bara di vetro.
Così di una donna innamorata vediamo l’arrivismo.
Di un semi-sconosciuto che trionfa a Cannes vediamo la fortuna.
Ma cosa stiamo dimenticando?
Le origini.
I fallimenti, la fatica, le perdite, la gavetta.
Non come un marchio a fuoco, bensì come Storia, come inizio di un processo.
Assistiamo oggi ad un abuso dell’utilizzo della parola Cambiamento, quasi come il bacio del principe cui delegare la nostra salvezza.
Quasi come un ovulo da raggiungere pensando che basti quello a trasformare il nostro stato.
I nostri 100°C.
Come se la naturalità del processo escludesse tutti gli aspetti affettivi e quelli di libertà e di scelta.
Mi chiedo, a 40 anni dalla nascita di una legge, come si possa pensare di giudicare una donna senza immedesimarsi nemmeno per un minuto nel dolore e nella sofferenza che quella decisione ha comportato e comporterà sempre.
Si perché anche le non origini diventano Storia.
In realtà ci dimentichiamo che le storie, come le fiabe, si sviluppano scelta dopo scelta, lettera dopo lettera.
E forse l’unico modo di vedere quella grande C, non più per un verbo al passato, imperfetto, bensì come Crescita, è leggersi tutta la storia.
E andare Oltre.
Oltre il giudizio di un uomo che annienta la propria famiglia e leggere la sofferenza.
Oltre i rider delle consegne a domicilio che finiscono sotto gli autobus e leggere le condizioni di lavoro che attualmente vengono permesse.
Oltre le poltrone che si contendono ragioni e fake news e leggere un paese che oggi conosce come unica modalità di relazione il conflitto distruttivo.
Oltre le immagini di una strage in un’uscita autostradale e leggere CAPACI.
Perché non è nominandolo il cambiamento che ci aiuterà ad avvicinarlo.
Un po’ come la fede.
Non si può delegargli la volontà di vita né di morte, neanche se improvvisamente le due coincidono per i tuoi 20 anni.
Si può solo cercare di andare oltre e leggere in che modo essere noi portatori di una trasformazione in ogni cosa che dobbiamo affrontare.
E Cambiare.
E Crescere.
“Finchè non suona la campana, vai”.