19042024Headline:

Crac Perfidia, “Scellerato e lesivo, ecco il vero responsabile del fallimento”

Chicco Moltoni si oppone all'archiviazione del fascicolo a carico dell'ex socio

Vuole vederci chiaro Chicco Moltoni. Ma soprattutto vuole che la giustizia faccia il suo corso.

Siamo nel 2012. Il tribunale di Viterbo dichiara ufficialmente fallito il Perfidia e, con esso, la società Piano Alto s.r.l., conosciuta nella movida viterbese per la gestione della discoteca sulla Cassia Sud.

A finire a processo per quel crac, è proprio Moltoni, amministratore unico dal gennaio al maggio 2012. L’accusa per lui è di bancarotta fraudolenta. Eppure con il suo legale, l’avvocato Samuele De Santis, è pronto a dare battaglia. E a dimostrare la sua innocenza.

Ieri davanti al gip Francesco Rigato, l’opposizione all’archiviazione della posizione dell’imprenditore viterbese indagato per appropriazione indebita di parte del capitale della società.

Secondo quanto ricostruito dalla difesa di Moltoni, sarebbe stato proprio un imprenditore viterbese a portare la società al collasso e al successivo fallimento: ”Il Perfidia e la realtà alle sue spalle ha operato per tre anni con successo nel settore commerciale dell’intrattenimento musicale – spiega – senza temere rivali”.

Poi, improvvisamente, nel 2011, l’inizio del declino. Tutto, secondo Moltoni, per volontà della famiglia dell’imprenditore. Dapprima un accordo – che anche gli stessi curatori fallimentare hanno definito ”scellerato e lesivo” – con la concorrenza. Poi la chiusura forzata dell’attività per l’intero mese di aprile a causa del distacco della fornitura idrica. E infine il ”regalo” delle proprie quote al suo legale di fiducia.

”Una serie di azioni finalizzate alla volontaria débâcle del Perfidia” argomenta l’avvocato De Santis di fronte al gip Rigato. Il perché? Per ottenere evidenti e illegittimi vantaggi. Come tornare in possesso dell’immobile in cui la discoteca veniva ospitata.

Per l’avvocato De Santis non ci sarebbe dubbio: è su l’imprenditore viterbese che dovrebbe ricadere la colpa del fallimento e non sul suo assistito. Per questo l’opposizione all’archiviazione del fascicolo a suo carico.

Ma, per ora, nessuna decisione da parte del giudice.

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