Avrebbe avuto una trentina di cani in casa e decine e decine di uccelli, all’interno di gabbie piccole e poco spaziose. Ma non solo, alcuni pappagalli sarebbero stati rinchiusi al buio nel garage seminterrato.
”Non ho mai visto tanto letame e tanta sporcizia all’interno di un solo appartamento. La puzza era nauseabonda e gli animali vivevano in condizioni pessime” spiega la vice presidente dell’associazione Incrociamo le zampe onlus, che nel febbraio del 2013 sporse una denuncia contro il padrone di casa, oggi a processo per maltrattamenti, assieme alla madre.
Pitbull rinchiusi all’interno delle stanze della villetta, cuccioli di dalmata nascosti sotto il letto o dentro gli armadi e altri meticci a spasso per il giardino. ”Non c’erano ciotole né per il cibo, né per l’acqua – prosegue la volontaria – quando siamo arrivati, avevamo della carne con noi: i cani ci si sono letteralmente fiondati addosso, litigando per un pasto e aggredendosi gli uni con gli altri”.
Cani di ogni razza e taglia ”evidentemente non abituati a vivere in compagnia di altri simili o in spazi aperti” perché al momento della loro liberazione, ”sarebbero come impazziti, mordendosi e ferendosi”.
Quelle stesse ferite che poi il veterinario della Asl, chiamato dai carabinieri, avrebbe medicato.
Non molto diversa la situazione dei pappagalli: ”Abbiamo trovato gli uccelli chiusi nel garage al buio e in piccole gabbie in giardino: non avevano cibo, ma le loro condizioni erano di gran lunga migliori di quelle dei cani, visibilmente affamati e denutriti”.
L’uomo, un ex allevatore di pappagalli costretto al fallimento dalla crisi del mercato, ora rischia fino a un anno e mezzo di carcere. Intanto in aula si difende: ”A quegli animali volevo bene: li nutrivo due volte al giorno come potevo, anche aiutato economicamente dai miei famigliari”.
Si tornerà in aula il prossimo 15 ottobre.