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Maxi processo Asl, ”Nessun illecito, né pressione esercitata da Aloisio”

A distanza di sei anni assolto dall'accusa di concussione l'ex direttore sanitario, tutto prescritto per l'ex dirigente Renato Leoncini

Non ci fu alcun illecito nella riattivazione delle convenzioni tra la Asl di Viterbo e la struttura sanitaria Cra di Nepi, di proprietà della famiglia Angelucci. Né ci fu alcuna pressione nei confronti del dottor Giandomenico Spera per fargli ”rilasciare, senza indugi, parere igienico sanitario favorevole relativamente all’edificio destinato ad ospitare la struttura sanitaria Casa di Cura Nuova Santa Teresa”.

Ed è per questo che, a conclusione del maxi processo Asl, per l’ex direttore sanitario Giuseppe Aloisio ieri è arrivata l’assoluzione dall’accusa di concussione. È uscito così di scena con una sentenza di totale innocenza, l’ex numero uno della sanità viterbese, imputato di spicco nella maxinchiesta Asl, che dopo anni di udienze, rinvii e testimonianze ha visto la propria fine.

Rinviato a giudizio nel 2013 assieme ad altre ventotto persone tra funzionari pubblici e imprenditori locali, e a cinque società di servizi, Aloisio doveva ancora rispondere di concussione e induzione alla concussione, assieme all’ex direttore dell’unità organizzativa acquisto e vendita di prestazioni sanitarie, Renato Leoncini. Per entrambi il collegio di giudici, ieri, ha stabilito la riqualificazione del reato di induzione in abuso d’ufficio e proclamato la sua estinzione per prescrizione.

Nella sentenza, letta dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio, sono state sgravate di ogni responsabilità amministrativa tutte le società che nel luglio del 2013 vennero rinviate a giudizio.

L’unica, a cui il collegio ha riconosciuto degli illeciti amministrativi è stata la società informatica Italbyte, condannata al pagamento di 30mila euro di ammenda. Cifra dimezzata rispetto a quella richiesta nel dicembre del 2017 dall’accusa, che per la società avrebbe voluto una multa di 60mila euro.

Era il febbraio del 2012 quando con una raffica di avvisi di fine indagini si chiuse la maxinchiesta sulla Asl della Procura viterbese, portata avanti dai pm Stefano D’Arma e Frabizio Tucci. In ventinove vennero rinviati a giudizio. Cuore del processo, gli appalti milionari affidati dalla Cittadella della Salute tra il 2006 e il 2009, che secondo l’accusa sarebbero stati barattati con tangenti e consenso politico.

Ieri, dopo anni di udienze e una pioggia di prescrizioni, l’ultima udienza.

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