Prestiti con tassi da usurai, la procura chiede 10 anni di carcere e oltre 15mila euro di multa. Dopo oltre cinque anni dalla prima udienza del processo a carico di un ex funzionario del Banco di Roma e di suoi tre presunti complici, sono arrivate ieri le richieste del pubblico ministero Michele Adragna.
6 anni e 10mila euro di multa per l’ex funzionario Angelo Valleriani, in forza alla filiale bancaria di Viterbo e 4 anni e 6mila euro di multa per Giampaolo Bannetta, incaricato di ‘’ripulire’’ i soldi. Secondo l’accusa avrebbero approfittato del loro ruolo in banca e dello stato di necessità di alcuni imprenditori locali per dare il via a dei prestiti con tassi di interesse alle stelle. Che in alcuni casi avrebbero sfiorato anche il 400% della somma iniziale.
Come ha sottolineato in aula una delle vittime, divenuta nel processo parte civile: ”Mi hanno prestato 400mila euro, ne ho dovuti restituire oltre 600mila”. E ci sarebbero state minacce, anche contro i famigliari, in caso di ritardi nei pagamenti: ”Hanno minacciato anche mia madre. È lì che mi sono convinto a denunciarli. La paura che le succedesse qualcosa è stata più forte del timore nei loro confronti”.
Soldi a strozzo mascherati da prestiti, dunque, per i quali la procura ieri ha chiesto la condanna di due dei quattro imputati: 10 anni complessivi per Valleriani e Bannetta e l’assoluzione per il terzo presunto complice, Vincenzo Falcone, titolare dei conti su cui sarebbero confluiti tutti i soldi del giro. Così come per il quarto uomo, Amanzio Bellacanzone, nel frattempo deceduto.
A rimanere in piedi solamente il reato di usura: delle minacce il pm non avrebbe trovato prova e per quanto riguarda la tentata estorsione sono maturati i tempi della prescrizione.
Di tutt’altro avviso le difese dei quattro imputati, che per i loro assistiti hanno richiesto una piena assoluzione.
”L’usura è un reato difficile da dimostrare – hanno spiegato nelle oltre tre ore di discussione – e noi non solo abbiamo una perizia contabile che dimostra come quei soldi non fossero proventi di illeciti, ma abbiamo anche le prove di come le presunte vittime in realtà siano completamente inattendibili. Soggetti dalla personalità inquietante, con alle spalle processi penali per truffa”.
Il 25 giugno la sentenza.